Corso Web: abitare al meglio il mondo digitale

[…] In questo mondo, i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa. Comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e a conoscerci meglio tra di noi, ad essere più uniti. I muri che ci dividono possono essere superati solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri. Abbiamo bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano di crescere nella comprensione e nel rispetto. La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri. I media possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi. In particolare internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio […]

Prendendo spunto dalle parole di Papa Francesco nel suo messaggio per la XLVIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, ho partecipato ad un Corso laboratorio teorico pratico “Come si fa un Sito Web” nella Pontificia Università Urbaniana, promosso dalla UISG (Unione Internazionale Superiore Generali) e guidato dal professore Ing. Riccardo Petricca.

Mi sono sentita attratta dai temi da sviluppare durante il semestre e ho accolto subito l’invito ricevuto sulla Newsletter della UISG, per acquistare una maggior conoscenza di base su come fare un sito web, per comprendere e soprattutto come utilizzare questa ricchezza del mondo digitale per evangelizzare, far conoscere il nostro carisma e missione come Figlie di San Camillo.

Durante il semestre, ad ogni incontro, ho approfittato con grande curiosità ed entusiasmo le lezioni dando un nome tecnico a certe azioni che fin d’ora facevo automaticamente quando pubblico sul blog; ho provato molta gioia scoprire che già nel 1957, con la Enciclica Miranda Prorsus Papa Pio XII ponderava le potenzialità dei mezzi di comunicazione elettronica per l’evangelizzazione; ho imparato ad istallare e creare un sito su WordPress; avere con chiarezza il messaggio che si vuol fare passare; le modalità da scegliere sono fondamentali, per poter comunicare con efficacia; della necessita di fare un PIANO DI COMUNICAZIONE dell’Istituto; di lavorare in equipe; di una buona formazione specifica di base per le persone incaricate della comunicazione; di provvedere delle risorse tecniche in considerazione del budget economico della Congregazione; di prendere consapevolezza che la comunicazione oggi è una missione in sé ed è, allo stesso tempo, un impegno trasversale della missione della Congregazione.

Tra l’altro togliere la paura di utilizzare questi mezzi durante la formazione delle giovani coinvolgendo alle formatrici e suore più grandi per saper discernere l’uso corretto del social network.

[…] La differenza generazionale nell’uso dei media la viviamo anche nelle comunità religiose. La formatrice spesso si trova impreparata ad abitare con sapienza questo nuovo mondo e a farlo diventare parte del processo formativo. La sfida è formare ai media e formare attraverso i media digitali.

È giusto lasciare che le formande usino cellulari e tablet personali? Non esiste una risposta valida per tutte le situazioni. Ciò che è importante è avviare un dialogo e un discernimento condiviso per comprendere le diverse posizioni e, soprattutto, i diversi mondi interpretativi. Noi, non più giovani, abbiamo appreso ad abitare il digitale dopo anni di mondo analogico (lineare) e quindi è facile percepire una separazione tra offline e online; anche se questa frattura si sta attenuando sempre più.

A mio modesto parere ‘vietare’ non è un atteggiamento fruttuoso e che porta a una maturazione delle capacità di discernimento e decisione della persona. Questo vale anche per le nuove generazioni. Dobbiamo stimolare un senso di responsabilità nell’abitare il digitale, e formare cittadine e cittadini digitali consapevoli […]

Comunicare per costruire una comunità globale

Patrizia Morgante, Educatrice, counsellor, facilitatrice, attualmente Responsabile della comunicazione della UISG.

 

Mi sembra opportuno, per spiegare il nostro carisma camilliano in relazione alla comunicazione sul web, condividere una parte del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata delle Comunicazioni 2014.

Per raccontare la vita di San Camillo de Lellis e il suo carisma trasmesso a noi dai nostri Beati Fondatori padre Luigi Tezza (camilliano) e madre Giuseppina Vannini, spesso mi rivolgo al passo evangelico del Buon Samaritano, lì si trova il modo di agire e operare con il nostro prossimo. In questo messaggio il Santo Padre applica la parabola del Buon Samaritano al nuovo ambiente digitale nel modo di comunicare:

[…] come si manifesta la “prossimità” nell’uso dei mezzi di comunicazione e nel nuovo ambiente creato dalle tecnologie digitali? Trovo una risposta nella parabola del buon samaritano, che è anche una parabola del comunicatore. Chi comunica, infatti, si fa prossimo. E il buon samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù inverte la prospettiva: non si tratta di riconoscere l’altro come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro. Comunicare significa quindi prendere consapevolezza di essere umani, figli di Dio. Mi piace definire questo potere della comunicazione come “prossimità”.

Quando la comunicazione ha il prevalente scopo di indurre al consumo o alla manipolazione delle persone, ci troviamo di fronte a un’aggressione violenta come quella subita dall’uomo percosso dai briganti e abbandonato lungo la strada, come leggiamo nella parabola. In lui il levita e il sacerdote non vedono un loro prossimo, ma un estraneo da cui era meglio tenersi a distanza. A quel tempo, ciò che li condizionava erano le regole della purità rituale. Oggi, noi corriamo il rischio che alcuni media ci condizionino al punto da farci ignorare il nostro prossimo reale.

Non basta passare lungo le “strade” digitali, cioè semplicemente essere connessi: occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero. Non possiamo vivere da soli, rinchiusi in noi stessi. Abbiamo bisogno di amare ed essere amati. Abbiamo bisogno di tenerezza. Non sono le strategie comunicative a garantire la bellezza, la bontà e la verità della comunicazione. Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità, ed è chiamato ad esprimere tenerezza. La rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane. La neutralità dei media è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento. Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore. Proprio per questo la testimonianza cristiana, grazie alla rete, può raggiungere le periferie esistenziali.

L’icona del buon samaritano, che fascia le ferite dell’uomo percosso versandovi sopra olio e vino, ci sia di guida. La nostra comunicazione sia olio profumato per il dolore e vino buono per l’allegria. La nostra luminosità non provenga da trucchi o effetti speciali, ma dal nostro farci prossimo di chi incontriamo ferito lungo il cammino, con amore, con tenerezza.

Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale. È importante l’attenzione e la presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione, per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con Cristo: una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti. In questo contesto la rivoluzione dei mezzi di comunicazione e dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la bellezza di Dio.

Video – sintesi del carisma della Figlia di San Camillo

Sr. Fernanda Bongianino fsc




UMANITA’, UN TESORO DA CONDIVIDERE

Come se gli mancasse l’aria per respirare. Chiedere ad un ragazzo di 13 anni di consegnarti il cellulare per un’ora è come chiedergli di rimanere in apnea. Ti resta a guardare con occhi sbarrati per un po’, perché subito non ci crede, non riesce a credere che tu glielo stia chiedendo davvero. Forse non riesce neanche a credere che sia possibile, che si possa sopravvivere senza smartphone. Ormai da qualche anno faccio l’animatrice in un gruppo di dopocresima parrocchiale ed ogni anno è sempre più forte la sensazione che gli adolescenti mi rimandano: “senza connessione ci sentiamo persi”. Forse la loro necessità è solo una: non sentirsi soli. Così dice il testo di una delle canzoni più ascoltate dai giovani di qualche tempo fa: “If this night is not forever at least we are together, I know I’m not alone” (dalla canzone Alone di Alan Walker uscita nel 2016) cosa vuol dire per noi adulti, per noi educatori, questa paura della solitudine? Basta condannare l’uso smodato dei social media o i rischi della iperconnessione?Cosa può fare la nostra pastorale giovanile per andare incontro ai giovani lì dove si trovano e quindi anche in rete?Cosa posso fare io insieme alla mia famiglia religiosa delle suore fancescane missionarie di Gesù Bambino?Mi ha molto colpito che l’intenzione di preghiera del Papa di questo giugno 2018 riguardi proprio le reti sociali.

Internet è un dono di Dio ed è una grande responsabilità…Approfittiamo delle possibilità di incontro e solidarietà che ci offrono le reti sociali e che la rete sociale non si un luogo di alienazione, sia un luogo concreto, un luogo ricco di umanità…”. (Papa Francesco, giugno 2018)

Ecco il video da cui ho estratto queste parole:

Il Papa prega per le reti sociali considerandole prima di tutto dono, una possibilità di cui diventare responsabili. Allora come declinare la nostra responsabilità nella pastorale digitale? Penso che la strada potremmo trovarla nella definizione che Papa Francesco ha dato delle reti sociali: “un luogo ricco di umanità”. Nel suo messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2014 Papa Francesco definì i nuovi media ‘strade digitali’, dove la gente vive, strade ‘affollate di umanità spesso ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una speranza’. Per questo motivo la nostra presenza in rete ha senso solo se, incontrando la gente là dove essa veramente è, si riveste dei colori dell’umano: volto, parola, gesto. La pastorale della chiesa nel mondo digitale, a mio parere, non ha ricette o formule vincenti ma solo queste tre coordinate su cui poter camminare.

VOLTO

Vuol dire “metterci la faccia”. Ovvero non stare sul web per fare prediche ma per raccontare storie, per essere testimoni di vita, di incontri, di rinascite. Vuol dire essere incontrabili dentro quegli spazi dove tutti giorni la gente vive, fra cui i social ed esserci per raccontare come il vangelo sia concreto, vero e cambi la vita. Foto, post, video, tweet, qualsiasi sia il canale esso deve restituire un volto, esprimere prossimità, calore umano, occhi e vite dalle quali scorgere che il vangelo è credibile, il vangelo è affidabile.

Così afferma Papa Francesco nella sua esortazione apostolica del 2018 sulla santità nel mondo contemporaneo:

 Possiamo e dobbiamo cercare il Signore in ogni vita umana (Papa Francesco, Gaudete et exultate, 42)

Più che insegnamenti o dottrine i giovani oggi hanno bisogno di un vangelo incarnato e sperimentare che il Signore non rifiuta niente di ciò che abita le nostre vite, fosse anche un luogo digitale.

Suore francescane missionarie di Gesù Bambino durante una missione giovani.

PAROLA

E’ vero che siamo nell’epoca dell’immagine ma è altrettanto vero che i giovani hanno fame di significati. Anche se spesso le loro domande le rivolgono a Google e dilagano programmi televisivi o serie tv dai contenuti frivoli, i ‘nativi digitali’ –come oggi vengono definiti – sono capaci di immersioni oltre la superficie e chiedono il senso delle cose ovunque…anche ad una canzone! Per questo non possiamo permetterci di perdere una occasione ma esserci e offrire una parola semplice, immediata, che dia senso all’esistenza, che si rivolga alle domande profonde del cuore. A tal proposito Papa Francesco parla di ‘stordimento’.

Anche il consumo di informazione superficiale e le forme di comunicazione rapida e virtuale possono essere un fattore di stordimento che si porta via tutto il nostro tempo e ci allontana dalla carne sofferente dei fratelli. In mezzo a questa voragine attuale, il Vangelo risuona nuovamente per offrirci una vita diversa, più sana e più felice. (Papa Francesco, Gaudete et exultate108)

La Parola di Dio può essere offerta ai giovani in un modo fresco, immediato che offra una alternativa, una parola di gioia, di felicità. Il vangelo può trovarsi ‘a proprio agio’ anche in un post di Facebook purchè non sia manipolato, ‘annacquato’ ma proposto con la franchezza di chi sa che in nessun’altra parola c’è salvezza. Una parola che non si piega al lamento o al vittimismo ma propone una meta alta: la gioia dei santi.

Pastorale digitale: essere lì dove si cerca Dio.

GESTO

Nel web tutto rischia di rimanere ‘possibile’ ma non concreto. Idee, immagini, suoni, identità…possono rimanere inconsistenti o addirittura ingannevoli. Il pericolo della disinformazione, delle fake news è stato il tema del messaggio messaggio del santo padre Francesco per la 52° giornata mondiale delle comunicazioni sociali. La logica dell’interazione  e della condivisione sembra innescare processi irreversibili e nocivi che finiscono per alimentare il diffondersi e radicarsi di pregiudizi, odio ed emarginazione. Cosa possiamo fare di fronte al propagarsi incontrastato del conflitto nella rete? Forse come comunicatori del vangelo possiamo rispondere solo con il contagio dei ‘piccoli gesti’. Gesti di bontà, di attenzione, di sollecitudine. Gesti nascosti, gesti verso il vicino di casa. Gesti, non propaganda. Gesti, non pubblicità. La rete può diventare il luogo dove divulgare quelle azioni, quelle pratiche, quelle scelte che possono cambiare il mondo. Essere come evangelizzatori nel web non è solo per affermare una presenza, per presentarsi come ‘la vetrina del vangelo’….bella ma statica! Siamo ‘online’ per annunciare che a tutti gli uomini è affidata una missione: rendere il mondo più bello, più umano, con la nostra vita. Far circolare gesti di bene, di amore, di solidarietà, di cura per essere testimoni di Cristo che è venuto perché “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”(Gv 10,10).

Insieme ai giovani per…condividere!

Perciò, ad un ragazzo di 13 anni non servirà a nulla spegnere il cellulare per un’ora, per la durata dell’incontro in parrocchia, se non sarà accompagnato a ricercare e scoprire sempre la bellezza che c’è nel mondo, nelle persone, in se stesso. La loro fuga dalla solitudine ci spinge a raggiungerli lì, dove sono, chini sui loro smartphone per consegnare loro il tesoro più bello che abbiamo: siamo amati e siamo fatti per una vita eterna. E questo tesoro del vangelo è consegnato a noi per custodirlo, difenderlo ma anche diffonderlo, condividerlo o, come si direbbe oggi…to share!

 




LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E LA COMUNICAZIONE SOCIALE

Il nostro impegno con il mondo dei mezzi di comunicazione sociale come una parte vitale di quella nuova evangelizzazione alla quale lo Spirito Santo chiama ora la Chiesa nel mondo. Il Papa Giovanni Paolo II sottolineato nella Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, «dobbiamo escogitare “un programma pastorale… che consenta l’annuncio di Cristo, di raggiungere le persone, plasmare le comunità, incidere in profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura”» (n. 29). Oggi non possiamo tacere o di non entrare nel mondo digitale è il momento di entrale nel mondo digitale per proclamare la buona novella al mondo interro, il vangelo non è per un mondo strettamente privato è per tutti uomini. «Gesù Cristo deve essere proclamato al mondo; e quindi la Chiesa deve entrare nel grande forum dei mezzi di comunicazione sociale con coraggio e fiducia»( n.2).
Gesù dice loro «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.»(Mc 16:15). Gesù manda agli apostoli in tutto mondo per proclamare il vangelo , di dare la buona novello agli uomini quindi non solo dobbiamo utilizzare i mezzi di comunicazione sociale per comunicare Cristo al mondo, ma dobbiamo anche predicare il Vangelo al mondo dei mezzi di comunicazione sociale. Oggi i mezzi diventa fa parete della nostra cultura il Vangelo vive sempre in dialogo con la cultura umana perché la Parola eterna non smette mai di essere presente nella Chiesa e nell’umanità. Se la Chiesa si allontana dalla cultura, il Vangelo stesso tace. Quindi, non dobbiamo temere di varcare la soglia culturale dell’attuale rivoluzione della comunicazione e dell’informazione. Per la Chiesa l’impresa consiste nel far sì che la verità di Cristo eserciti un’influenza su questo nuovo mondo, con tutte le sue promesse e i suoi interrogativi. Ciò implicherà, in particolare, la promozione di un’etica autenticamente umana per creare comunione piuttosto che alienazione fra gli individui (cfr Novo Millennio ineunte, n. 43) e solidarietà piuttosto che inimicizia fra i popoli.

 

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Cristo è la Buona Novella! Non abbiamo nulla da offrire se non Gesù, l’unico mediatore fra Dio e l’uomo (cfr 1 Tm 2, 5). Papa San Giovanni paolo II dice : evangelizzare significa semplicemente permettergli di essere visto e udito, poiché sappiamo che se non c’è spazio per Cristo, non c’è spazio per l’uomo. Ogni tipo di comunicazione deve dare a spazio a Cristo. Nella stampa, nella radio e nella televisione, nel mondo del cinema e di Internet, cercate di aprire le porte a Lui che tanto misericordiosamente è per noi la porta della salvezza. Allora, quello dei mezzi di comunicazione sociale sarà un mondo di autentica comunicazione, un mondo fatto non di illusione, ma di verità e di gioia.




La verità




LA VIA CRUCIS IN SUD SUDAN

LA TRADIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA PER VENERDÌ SANTA

In Sud Sudan i cattolici partecipano nella sofferenza del Signore verso Calvario. Prendendo la croce dagli alcuni fedeli per mostrare la fede portata avanti della madre chiesa.

In realtà, l’uomo che fa la drama di portare la croce non viene torturato fino alla morte, però si impegna quasi come aveva fatto Gesù in Calvario. È un gesto molto fondamentale ed attira le persone alla fedeltà in Cristo crocefisso.




Educazione e Media Digitali

In quest’anno universitario si è svolto, all’Istituto Teologico Leoniano di Anagni, un corso d’informatica tenuto dal professore Riccardo Petricca. Oltre vari insegnamenti utili sul tema dell’informatica da parte del professore, hanno contribuito alle lezioni vari professori d’Italia, i quali hanno tenuto delle lezioni veramente interessanti. Ogni argomento trattato sui Media digitali è stato degno di considerazione, soprattutto per la grandissima diffusione nell’umanità di internet, delle tecnologie e di tutto quello che riguarda il campo informatico. Il mio articolo si concentrerà sui temi trattati dal professore Massimiliano Padula nella sua lezione sull’educazione digitale; la foto e le altre citazioni in corsivo saranno prese dal materiale che lui ci ha spiegato in classe. Principalmente svolgerò l’articolo evidenziando l’importanza essenziale dell’educazione ai media digitali secondo 3 passaggi: prima una parte teorica, poi una parte pratica e infine una conclusione.

L’uomo di sempre ha bisogno di essere educato per dirigere nel giusto modo le proprie scelte e per compiere bene quello che ha scelto. Nel corso del tempo ogni generazione adulta ha sentito il compito di indirizzare i giovani ai valori da praticare nella vita. Questa educazione è sempre in relazione al contesto storico, in cui s’incarnano i valori in un modo o in un altro. Quindi, l’umanità tramanda dei valori eterni ed è chiamata a viverli nel concreto della storia in cui abita. Di fronte a questo essenziale insegnamento si presenta il rischio principale in cui può incorrere una generazione di adulti: il contesto storico che vuole determinare il cambiamento dei valori. Questa condizione storica la reputo rischiosa poiché il valore della famiglia, del rispetto, della fede, e tutti gli altri, hanno un valore in se stessi e non in base al tempo in cui si vive. Credo che un contesto storico possa aiutare un valore a determinarsi meglio, senza far perdere la sua essenziale importanza per regolare la vita dell’uomo. In base al tema dell’educazione digitale, possiamo benissimo vedere come l’argomento sui valori e il contesto storico calzi a pennello per descrivere cosa sta succedendo da trent’anni a oggi. Difatti, la straordinaria, velocissima e gigantesca evoluzione del mondo digitale ha portato ad un vero cambiamento della società in tutte quelle nazioni dove sono arrivati diffusamente i media digitali. Principalmente si evince un bisogno dell’uomo a vivere sempre di più in relazione a tutti quei mezzi che lo portano ad essere una persona digitale. Il motivo principale è che il mondo digitale offre l’opportunità di stare a contatto con innumerevoli realtà che riguardano la persona umana nella sua totalità: dalla salute al sacro, dal divertimento alla comunicazione, dallo sport alla politica e così via. In base a quest’ultima informazione possiamo trarre il primo insegnamento sull’educazione digitale: l’uomo ha ricevuto il dono dei media digitali per usarli bene affinché possa realizzare sempre più pienamente se stesso. Quindi, in se stessi internet e la tecnologia, e tutto quello che gli ruota attorno, non sono male, ma può essere negativo l’uso che ne possiamo fare. Ecco che qua subentra il rischio di cui parlavamo prima: questo mondo digitale può influenzare negativamente i valori essenziali se l’uomo contemporaneo non è bene educato su come, quando e quanto usarli. In particolare, voglio riportare una citazione di Alessandro d’Avena su quello che può determinare la concretizzazione di questo rischio negli ambiti della nostra vita: “[…] Andiamo così veloci che non riusciamo più a fare esperienza delle cose, trasmetterla alla generazione successiva. Non ci capiamo e ci capiamo sempre meno perché andiamo velocissimo. Il dialogo fra generazioni, già di per sé arduo, si inceppa sempre di più”. Con queste parole si evince che abbiamo bisogno di tornare a riflettere sui valori di sempre che debbono guidare anche questo mondo contemporaneo.

Passando alla parte pratica dell’articolo, voglio considerare il rapporto concreto che i media digitali incidono nella vita dell’umanità in relazione ai valori. Prima di tutto voglio affermare l’importanza del vivere la realtà che abitiamo senza dipendere dai media. Quindi, l’umanità ha bisogno di imparare a dominare i mezzi di comunicazione e non farsi dominare da essi. A questo proposito sono d’accordo con le parole del professore Padula che si oppone a un terra guidata dai media: “Per no media’s  land intendo una zona franca dai media, una porzione di tempo quotidiano (a tavola, ad esempio) in cui tutti i device vengono spenti, per riscoprire la piacevolezza della presenza e della conversazione”. Visto che la cellula principale della società è la famiglia, voglio ricordare il suo immenso valore per la vita umana per quanto riguarda l’educazione. Visto che la situazione attuale della famiglia è molto critica, sono messi in discussione anche gli altri valori che dovrebbero essere trasmessi in primis proprio dai genitori. Quello che si nota in generale è che molti adulti sono stati così tanto presi dal mondo sempre più tecnologico-mediatico che non sono riusciti a capire quanto poteva essere rischioso il non assumere un atteggiamento serio e responsabile verso le novità digitali che si presentavano. È veramente un dispiacere vedere genitori, figure educative e varie autorità più interessate alla vita digitale che a compiere bene il loro ruolo. Ecco perché è bene affermare che “sia gli adulti che i ragazzi hanno molto da imparare. […] La familiarità con l’ultimo gadget tecnologico o servizio è spesso meno importante del possedere la conoscenza critica necessaria per vivere in un ambiente di rete…”. Insomma, sia gli adulti che i giovani hanno un legame tale con i media che sono chiamati a compiere scelte concrete e nette su come vivere il loro rapporto nelle azioni quotidiane, affinché venga acquisito un vero senso critico in un mondo che sta diventando più virtuale che reale. Penso che bisogni fare una scelta fondamentale su chi vogliamo essere nella vita in relazione ai media: “Essere testimoni autentici (quando condividiamo, condividiamo noi stessi)”.

Concludendo l’articolo voglio ringraziare tutte quelle persone che vivono responsabilmente la loro esistenza e cercano di essere veramente integre in tutti gli ambiti della loro vita. Difatti, chi vive così rende bello anche l’uso dei media digitali, poiché essi sono una grandissima opportunità per l’umanità affinché possa trovare in essi tanto bene da diffondere il più possibile. Finisco con la citazione del professore Padula che ci mette davanti l’insegnamento più importante su noi e i media digitali: “Le tecnologie digitali, al di là degli algoritmi, sono semplicemente il traslato della nostra coscienza. Sta a noi colorarle di bellezza oppure ingrigirle e macchiarle di oscenità”.

 

Anagni, 4 giugno 2018                                                                                           Flavio Emanuele




La chiesa all’avanguardia nell’era digitale

 

 

La verità vi farà liberi

La Chiesa all’avanguardia nell’era digitale

La Chiesa Cattolica è stata da sempre all’avanguardia e attenta a tutti i mezzi e le modalità di comunicazione: tipografie, giornali, TV, radio, internet… e si è implicata direttamente nella formazione al buon uso e nella diffusione di questi mezzi. Ha sempre studiato da vicino e discusso nel suo interno le problematiche della comunicazione a tutti i livelli e nelle varie epoche, e ha seguito il suo sviluppo nel mondo.

Il Papa Pio XII, istituisce la Giornata Mondiale delle Cumunicazioni già il 30 gennaio 1948.

Il Papa Francesco nel suo messaggio per la 48esima Giornata mondiale delle Comunicazioni, ci esorta a mettere la comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro

[Domenica, 1 giugno 2014]

“In questo mondo, i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa. Comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e a conoscerci meglio tra di noi, ad essere più uniti. I muri che ci dividono possono essere superati solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri. Abbiamo bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano di crescere nella comprensione e nel rispetto. La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri. I media possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi. In particolare internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio. ”

La comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica. Dunque, che cosa ci aiuta nell’ambiente digitale a crescere in umanità e nella comprensione reciproca?

Citando la Lettera Enciclica Miranda prorsus di Papa Pio XII del 1957, l’Istruzione Pastorale sui Mezzi di Comunicazione Sociale Communio et progressio, pubblicata nel 1971, ha sottolineato questo aspetto: « La Chiesa riconosce in questi strumenti dei “doni di Dio” destinati, secondo il disegno della Provvidenza, a unire gli uomini in vincoli fraterni, per renderli collaboratori dei Suoi disegni di salvezza ».[5] Rimaniamo di questa opinione anche a proposito di Internet.

             

Vediamo i vantaggi e gli svantaggi del’internet in particolare

L’internet offre all’uomo moderno molti vantaggi che migliorano la vita e lo aiuta a risparmiare tempo, denaro, offre modalità per trascorrere il tempo sentendosi meglio al meno per un momento. Sfortunatamente, l’uso dell’internet presenta anche alcuni problemi o pericoli, che sarebbe utile per chiunque entri in rete, di conoscerli per prenderne coscienza e per evitarli. Ecco alcuni vantaggi e pericoli dell’internet oggi:

Vantaggi dell’internet (quali benefici offre l’internet):

  • Accesso molto veloce e facile a tutti a un prezzo relativamente accessivo (circa 10 euro al mese, a seconda dell’abbonamento).
  • Internet offre: Tutti i tipi di informazioni provenienti da tutti i campi (politica, amministrazione, sport, agricoltura, meteo, informazioni legali – leggi, decisioni, ecc.) Presentate in tutte le forme: notizie, articoli, immagini, video ecc. Puoi iscriverti gratuitamente a tutti i tipi di newsletter, e riceverai solo le informazioni nei domeni che ti interessano. La ricchezza di informazioni su Internet può aiutarti a formare una visione più informata e agire di conseguenza.
  • Gli orari e l’aquisto di biglietti per i treni e altri mezzi di trasporto da qualsiasi paese senza uscire di casa( autobus, minibus, aerei, ecc.)
  • Notizie varie
  • Inormazioni di interesse pubblico
  • Meteo
  • Comuicazione e contgatti con istituzioni pubbliche e società private ( numeri di telefono e fax, indirizzi di posta, la possibilità di comunicazione per posta elettronica, ecc.)
  • Comunicazione rapida e facile con le persone in tutto il mondo attraverso le reti di socializzazione, e-mail, messenger, etc
  • Accesso ai corsi ONLINE
  • Trovare posti di lavoro
  • La possibilità di lavorare da casa
  • E-commercio: la possibilità di trovare e acquistare i prodotti desiderati al prezzo più basso sul mercato.
  • Pubblicità – l’opportunità di pubblicizzare il prodotto che si desidera vendere, tramite annunci o attraverso un sito web o blog personale, o attraverso annunci pubblicitari su altri siti, ecc.
  • La possibilità di rendere pubblica l’opinione personale – commentando diverse notizie, articoli, forum, siti Web, ecc. Gestendo il tuo sito web / blog…
  • Possibilità di imparare altre lingue straniere gratuitamente

Gli svantaggi dell’internet

I pericoli di Internet possono essere di due tipi: pericoli o rischi che possiamo evitare e pericoli o rischi che anche noi possiamo evitare

L’internet non è  gratuito sebbene il costo di un abbonamento mensile sia piuttosto basso (circa 10 euro), molti non possono permetterselo. Per non parlare delle persone più povere della nostra società … Tutte queste persone sono private di tutti i benefici dell’internet perché non possono pagare mensilmente per accedervi.

L’accesso a Internet è consentito, indipendentemente dall’età, indipendentemente dalle competenze e dall’esperienza nell’IT.

La qualità e la veridità delle informazioni non è sempre certa. Poiché chiunque può accedere all’internet, chiunque può pubblicare informazioni, può dire  falsità, disinformare o mentire su internet.

I dati personali non sono sicuri quando si utilizza l’internet.

In conclusione, l’internet è buono e molto utile se usato nel rispetto dell’altro.

Anisoara Prisecaru

 




Il Beato Grimoaldo Santamaria

Infanzia e Giovinezza

Nella città di Pontecorvo nacque alla fine del XIX secolo un bambino di nome Ferdinando Santamaria*. Era il primogenito di una famiglia di lavoratori di funi, “un mestiere che allora sembrava essere uno dei più redditizi”. Egli avrebbe dovuto ereditare il lavoro paterno, ma il Signore aveva un altro progetto nei suoi confronti. Infatti, fin da giovane Ferdinando manifestò di essere tanto speciale che una persona  del suo tempo ci ha lasciato questa testimonianza su di lui: “Era un ragazzo straordinario. Direi che esercitava le virtù in modo eccezionale. Non vi è nessun altro ragazzo simile a lui. Non si smentiva mai nella sua condotta e nel suo atteggiamento. Non si trattava soltanto di essere un buon ragazzo nel senso comune: era un giovinotto santo”. Seppur le parole su di lui siano molto forti, Ferdinando era anche un ragazzo comune che cercava di svolgere al meglio il suo ruolo di figlio e di alunno. Un elemento importantissimo nella sua crescita è dovuto alla parrocchia che fu per lui una “palestra di vita”. Difatti, Ferdinando fece un fervente cammino religioso facendosi accompagnare da varie figure di sacerdoti che lui reputava come i “padri delle anime”. In particolare, egli prese come modello del suo cammino spirituale la Beata Vergine Maria, facendo anche parte della congregazione dell’Immacolata; si ricorda di lui che “dinanzi alla statua della Vergine Immacolata in Santa Maria la Porta (oggi nella Chiesa di san Marco) passava ore in preghiera, offrendo a lei i suoi gesti di amore, i suoi propositi di bene, la sua vita”.

 

Vocazione ad essere monaco

All’età di 13 anni Ferdinando sentì maturare nel cuore la vocazione a far parte della famiglia passionista. Egli aveva conosciuto i padri passionisti a Pontecorvo poiché stavano sul Colle delle Grazie. La loro vita lo affascinò tanto da voler “essere monaco: un ideale… carico di solitudine e di vita insieme, di vita di preghiera e di silenzio, un ideale carico di Dio”. Il giovane coraggioso disse questa intenzione in famiglia e, dopo un periodo di prova con suo padre, ricevette la benedizione dei genitori per seguire il suo sogno. Ferdinando ricevette la grazia di essere bene educato da un frate passionista, soprattutto per quanto riguarda lo studio. Infine, all’età di 16 anni partì per entrare in convento; “Ferdinando non sarebbe più tornato a Pontecorvo, almeno da vivo: egli era deciso a non tornare più indietro per nessun motivo al mondo”.

 

Vita da frate passionista

Con tanta gioia Ferdinando entrò tra i passionisti e decise di chiamarsi “Grimoaldo della Purificazione”. Questo nome ci riporta alla bella figura di san Grimoaldo, prete di Pontecorvo del XII secolo, e alla figura di Maria che presenta Gesù al Tempio. Il nostro caro beato visse con impegno l’anno di noviziato: egli “si era posto in linea alla vita passionista e… cercava di compiere in se stesso quella «spoliazione» per rassomigliare sempre più a Cristo Crocifisso”. Grimoaldo camminò spedito verso la via della santità nella vita religiosa sull’esempio di san Gabriele dell’Addolorata e, dopo aver professato i voti da passionista, si distinse per il suo ardente amore. Egli fu studente esemplare, obbediente ai superiori, caritatevole con i confratelli, adoratore assiduo di Gesù Sacramentato, impegnato nella penitenza, “fedele nelle piccole cose”, “cultore della povertà”, “solerte innamorato di Maria”.

 

 Passaggio alla vita eterna

Quando Ferdinando ebbe 22 anni incorse in una grave malattia che lo portò ad “un’agonia che durò ben 18 giorni, durante la quale Grimoaldo rivelò una statura forte di spirito”. Nel pomeriggio del suo trapasso disse di vedere “Sua Maestà Divina” e previde la sua morte in giornata. Infine, dopo aver preso i Sacramenti disse sorridendo che era contentissimo di poter fare la volontà di Dio e in serata morì.

 

*Fonte dell’articolo: P. Mirra, Beato Grimoaldo Santamaria, San Gabriele Edizioni, S. Gabriele (Te) 20102…                                                                                     …In corsivo verranno citatile parole prese direttamente dal libro.

 

Anagni, 5 giugno 2018                                                                                           Flavio Emanuele




La Comunicazione e la nuova Evangelizzazione

La comunicazione ha conosciuto numerose fasi di sviluppo e innovazione come il nostro tempo stesso testimonia. La invenzioni tecniche nell’ambito della comunicazione sono molto frequenti: una dopo l’altra permettono di trasmettere informazione in un modo più veloce ed efficiente. In un istante è possibile aver accesso ad un grande numero di destinatari attraverso i mezzi di comunicazione sociali.

La vocazione dell’uomo è quella di essere in relazione e quindi, il comunicare fa parte della vita umana. I mezzi di comunicazione sviluppati lungo la storia non sono creati dal nulla perché l’uomo non è capace di creare niente dal nulla. Perciò possiamo dire che questi mezzi sono sviluppati da potenzialità già esistenti e quindi elaborati da capacità umane dono di Dio. Il decreto conciliare sulla comunicazione sociale Inter mirifica afferma che questi strumenti, se bene adoperati, offrono all’uomo un vantaggio nell’annuncio del regno di Dio. Il modo in cui questi mezzi sono utilizzati è la misura della loro autenticità, infatti i mezzi di comunicazione sociale possono condurre il mondo al bene oppure alla rovina. Questo fatto è evidente oggi perché spesso ci ritroviamo a leggere o ad ascoltare delle propagande che alla fine conducono il mondo alla via dell’odio e della discordia. È tuttavia vero anche che i mezzi di comunicazione sociale sono utilizzati oggi per portare la buona notizia, promuovere la pace e costruire armonia dove regna l’odio.

La responsabilità della persona che utilizza questi mezzi è un impegno verso il bene comune, che guida alla ricerca continua della comunicazione della verità. Solo la verità che ci farà liberi (cfr Gv 8,32). La Chiesa oggi ha bisogno di continuare ad utilizzare la comunicazione sociale per portare la buona notizia a tutte le nazioni. Questo si applica nella concezione della nuova evangelizzazione che mostra la sensibilità della Chiesa di camminare con l’umanità.

Fu Papa Giovanni Paolo II ad usare per primo l’espressione “Nuova evangelizzazione” in un’omelia, Sabato 9 Giugno 1979 durante la sua prima visita in Polonia a Nowa Huta: “Là dove si innalza la croce sorge il segno che v’è giunta ormai la Buona Novella della salvezza dell’uomo mediante l’Amore. Là dove si innalza la croce, v’è il segno che è iniziata l’evangelizzazione […] Con essa abbiamo ricevuto un segno, che cioè alla soglia del nuovo millennio – in questi nuovi tempi, in queste nuove condizioni di vita – torna ad essere annunziato il Vangelo. È iniziata una nuova evangelizzazione, quasi si trattasse di un secondo annuncio, anche se in realtà è sempre lo stesso”.

La nuova evangelizzazione non è una “re-evangelizzazione”, come se il vangelo non fosse stato annunciato da più di 2000 anni. La nuova evangelizzazione è la risposta alla sfida del mondo secolarizzato e post-secolarizzato.

Una nuova epoca di annuncio del Vangelo è essenziale non solo perché, dopo duemila anni, una grande parte della famiglia umana ancora non riconosce Cristo, ma anche perché la situazione in cui la Chiesa e il mondo si trovano, alle soglie del nuovo millennio, presenta particolari sfide alla fede religiosa e alle verità morali che discendono da essa. Vi è una tendenza pressoché ovunque a costruire il progresso e la prosperità senza riferimenti a Dio e a ridurre la dimensione religiosa della persona alla sfera privata. La società, separata dalle più fondamentali verità che riguardano l’uomo, e specificamente la sua relazione con il Creatore e con la redenzione realizzata da Cristo nello Spirito Santo, può soltanto smarrire sempre più le vere sorgenti della vita, dell’amore e della felicità.

Il quarto capitolo dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium è dedicato alla riflessione sulla dimensione sociale dell’evangelizzazione. Un tema caro a Papa Francesco perché “se questa dimensione non viene debitamente esplicitata, si corre sempre il rischio di sfigurare il significato autentico e integrale della missione evangelizzatrice”. È il grande tema del legame tra l’annuncio del Vangelo e la promozione della vita umana in tutte le sue espressioni. Una promozione integrale di ogni persona che impedisce di rinchiudere la religione come un fatto privato senza alcuna incidenza nella vita sociale e pubblica, infatti una “fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo”.

Questo compito così grande e caro alla Chiesa può essere portato avanti e comunicato attraverso l’uso dei mezzi di comunicazione sociale. Pertanto è importante che tutti i collaboratori dell’annuncio del Vangelo siano formati nel campo della comunicazione sociale, almeno formati all’uso della comunicazione sociale, perché non tutti devono essere tecnici di scienza informatica. I mezzi come Twitter, Facebook, Instagram, siti web ecc. sono luoghi di ‘incontro’ di una massa di gente che cerca la verità. A volte trovano purtroppo anche “fake news”: bisogna quindi che ci siano forti comunicatori della verità che sappiano portare la vera luce tra le falsità e gli  inganni.

La comunicazione sociale e la nuova evangelizzazione sono inseparabile oggi. Il corso che abbiamo frequentata questo semestre è molto importante perché serve a preparare e facilitare questa possibilità di poter portare la nuova evangelizzazione a tutti usando i nuovi mezzi di comunicazione. Cioè la comunicazione ci dà la possibilità di imparare e utilizzare questi nuovi strumenti, ma senza mai rinunciare alla nostra parola evangelica. Così dall’inizzio del progetto di Dio, la comunicazione è una modalità essenziale per vivere in società. Nella fedeltà alla logica di Dio la comunicazione diventa luogo per esprimere la propria responsabilità nella ricerca della verità e nella costruzione del bene.

Così anche oggi attraverso i mezzi di comunicazione sociale, possiamo annunziare con perseveranza la verità nella sua pienezza, creando una maggiore vicinanza e affetto, ma senza mai dimenticare l’importanza della Parola e delle nostra testimonianza.




Dio è amore




Comunicazione e responsabilità

La verità vi farà liberi

La comunicazione tocca la natura e la vocazione dell’uomo perché non si può parlare della comunicazione senza parlare della natura dell’uomo. Tutti per natura abbiamo bisogno di comunicare per creare e sostenere relazioni. In questo ambito di vivere l’aspetto fondamentale creaturale in relazione con i nostri prossimi, ci troviamo nel bisogno di provare ogni mezzi disponibile per vivere la nostra vita relazionale.

I mezzi di comunicazione sociali sono uno dei quei mezzi estremamente importante nel mondo di oggi che ci aiutano a vivere in relazione con il mondo e con gli altri. Nella vita odierna questi mezzi sono inevitabilmente importante perché ci aiutano a passare e a riceve informazione in modo efficace e efficiente di quanto potevamo fare precedentemente. Infatti, il concilio vaticano II nel  proemio del decreto sugli strumenti di comunicazioni sociali fa riferimento a questi mezzi come meravigliose  invenzioni tecniche frutto dell’ingegno umano con l’aiuto di Dio. Perciò la Chiesa ci dice che tutto è frutto della capacità umana che ha il suo inizio in Dio che ha creato l’uomo e anche le materie che l’uomo stesso utilizza nell’invenzione di questi mezzi. In sé sono estensione della creazione.

Papa Francesco nel suo messaggio per la 52ma giornata mondiale delle comunicazione sociale sotto il titolo «La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace» dice che nel progetto di Dio la comunicazione umana è una modalità essenziale per vivere la comunione. Questa comunione ha una divina vocazione: Dio ha voluto che tutti gli uomini formassero una sola famiglia e che si trattassero come fratelli (Gaudium et spes 24). Il modo di vivere questa fratellanza è quello di Dio, cioè l’amore. Il vincolo che ci tiene in comunione come l’ha voluto Dio è amore ed è per questa ragione abbiamo la responsabilità e dovere di comunicare la verità.

Dio ci ha donato la sua Parola, la Verità,  il suo Figlio che ci ha fatto diventare figli adottivi e entrare nella logica di Dio. Come possiamo vivere in Dio che è Verità quando comunichiamo la menzogna? Comunicare la verità ci rende liberi come dice il Vangelo secondo Giovanni (Gv 8,32). Se siamo veramente figli di Dio siamo liberi e la libertà si trova nella verità. Per questo, l’uso dei mezzi di comunicazione sociali oggi deve essere in tal modo che ci serve ad annunciare la vera notizia, informare il mondo e edificare buone relazioni ma non promuovere la schiavitù di «fake news».

L’impegno di saper comunicare è fondamentale per evangelizzazione. La Chiesa è spinta a servirsi dei mezzi di comunicazioni sociale per poter portare la buona notizia a tutti. Perciò, questi mezzi fanno parte del progetto pastorale nella missione della Chiesa. Oggi la Chiesa è un buon esempio del buon uso dei mezzi di comunicazione sociale.  Questi mezzi vengono usate i tutti i campi della Chiesa.

La responsabilità che riguarda il mondo di oggi rimane quella di comunicare la verità, un invito che la Chiesa ripete sempre. Speriamo che con la nostra intesa partecipazione nell’uso dei mezzi di comunicazione possiamo combattere il male di «fake news» che tante volte ci ha portare fino a fare delle guerre.

Oggi la comunicazione ha creato una rete di vendita di news e divulgazione di informazione precedentemente scelta per suscitare qualche reazione del pubblico oppure i destinatari per fine di lucro. Dietro quello che sentiamo o consumiamo attraverso i mezzi di comunicazione, ci sono dei personali oppure aziende che controllano la scena. Questo non favorisce la libertà della comunicazione.

La comunicazione oggi è tanto complicata che bisogna fare un discernimento per attingere alla vera e affidabile informazione. Quanti sbagli sono stati fatti appunto perché qualcuno ha divulgato una falsa notizia? Questa situazione non rende cattivi i mezzi di comunicazione ma rende cattivo l’uso dei mezzi della comunicazione per fine di creare delle discordie e false allarme. sicuramente tutto non è perso, c’è ancora la speranza grazie alla voce della chiesa che «grida» nel deserto. Anche se non viene ascoltato da tutti da Chiesa ha fatto e continua a fare il suo compito di servire il mondo in vista della pienezza della salvezza.

Il campo della comunicazione è importante per passare scambiare informazioni su tutte le dimensione della vita umana: la dimensione economica, sociale e intellettuale ecc. la comunicazione quindi, deve puntare verso la pace e la giustizia in tutti gli ambiti della sua applicazione per bene comune dell’umanità. La cura della casa comune, la cura della nostra pianeta, la cura della creazione in quanto compito primario dell’uomo può essere facilitare attraverso il buon uso dei mezzi di comunicazione.




ADVANTAGES OF USING SOCIAL MEDIA IN ARCHDIOCESE OF LAHORE

In our daily lives especially in this present times or the so called “Modern Generation”, social communications or the media is getting more high-tech than in the past centuries. Through the use of these gadgets such as cell phones and computers we become more acquainted with one another. Through this, we become aware and we were able to gather information about the events that are happening in our society. Therefore it is very important to use the media and social networks in the diocese to approach the faithful. This is how media works.  They are beneficial to us.

Decree on the media of social communications Inter Mirifica number 16 says:”Since the proper use of the media of social communications which are available to audiences of different cultural backgrounds and ages, calls for instruction proper to their needs, programs which are suitable for the purpose-especially where they are designed for young people-should be encouraged, increased in numbers and organized according to Christian moral principles. This should be done in Catholic schools at every level, in seminaries and in lay apostolate groups. To speed this along catechetical manuals should present and explain Catholic teaching and regulations on this matter”.

Pope Francis, in his message for the 48th World Communications Day said, “Let us boldly become citizens of the digital world. The Church needs to be concerned for, and present in, the world of communication, in order to dialogue with people today and to help them encounter Christ.” The policies and recommendations above are written to help us utilize the power of electronic media to evangelize in today’s world, in ways that are safe, responsible, and reflective of Catholic values. Let us continue then to “Go therefore, and make disciples of all nations, baptizing them in the name of the Father, and of the Son, and of the Holy Spirit, teaching them to observe all that I have commanded you” (Matt. 28:19-20).

Advantages of Using Social Media

From the perspective of the Church, a major goal of engagement with social media is to create a vibrant social networking experience, keeping in mind the very real human relationship involved, that leads people to more engagement with their faith and moves them to action in the real world. With this in mind, there are both advantages and limitations to social media. The following is a short list that is by no means all-inclusive:

There are many advantages for Catholic groups to be using social media.

  1. The use of social media provides groups with new channels to communicate with members, potential members, donors and the wider community. It helps us to get the word out.
  2. The use of social media makes groups accessible to people who are looking on the Internet for what these groups have to offer.  It makes us available to “seekers.”
  3. A virtually limitless number of people can be reached: The number of people that can be reached and ministered to through a social media presence is far greater than would otherwise be possible through traditional means of communication. The potential audience is limited only by the number of members on the social media site.
  4. Easy dissemination of information: A social media presence makes it very easy to publicize information to an already engaged group since followers would likely already be interested in the content and subject matter of that page.
  5. No geographical or time constraints on content: The information, content, and conversations that take place on the page can be accessed and engaged with from anywhere at any time. Conversations and discussions can take place with people from across the parish, archdiocese, state, country or the world on their own schedules.
  6. Pages are always available: Successful social media pages will generate conversations and create their own “virtual communities” that will provide a forum for questions and answers even if the moderator of the page is not available.

Conclusion

As a conclusion in this short reflection I want to say that the proper use of media is very important to us as a follower of Christ and as Christian as well. We should be united in proclaiming His wonderful deeds through the use of social communication. For without Him social communication doesn’t exist in our society today. He is the key of a good relationship through the use of social communication process. Jesus Christ is the perfect communicator and communication of God.




Parrocchia Cristo Re – Porciano

Porciano è un borgo che appartiene amministrativamente al comune di Ferentino, ma ecclesiasticamente fa parte della diocesi di Anagni-Alatri (http://www.diocesianagnialatri.it/)

La chiesa parrocchiale (intitolata a Cristo Re, l’unica della diocesi) è stata costruita nel 1930 quasi esclusivamente dalla fede e dalle braccia degli abitanti; è diventata parrocchia nel 1960.

Lavori di restauro necessari sono stati eseguiti da settembre 2006 a marzo 2007:

La festa patronale si celebra il 2 giugno, S. Erasmo; il pomeriggio del 1° giugno si va in pellegrinaggio con il busto del Santo alla chiesa a lui dedicata, dove si celebra la messa, il 2 si celebra la messa solenne e dopo la processione per le vie Borgo si distribuisce la “Panarda” . Essa è un onore e un punto di devoto orgoglio della popolazione locale. E’ bello ed entusia­smante assistere qualche giorno prima della festa, all’attività frenetica di gruppi di giovani mas­saie del luogo che si riuniscono in centri da loro scelti per “ammassare” il pane con farina di grano locale e lievito tradizionale, trasportato nei tradizionali forni a legna di famiglia, dove giovani e uomini hanno provveduto alla legna e alle “frasche” e ad accendere il forno. Alla fine della gior­nata gioiosa di lavoro, in una sala dove i circa cinque quintali di pagnottine sono esposti nel rispetto di ogni pur piccola regola d’igiene, in un alone di fresca fragranza di “Provvidenza”, il sacerdote procede alla benedzione, perché tutto sia pronto alla festa dell’indomani. I pani vengono portati a ogni singola famiglia della borgata, e il 2 giugno distribuiti a tutti coloro che da luoghi vicini vengono a partecipare alla festa.

Nel territorio della parrocchia si trova il Santuario Madonna della Stella, restaurato nel 2015.

La festa principale si celebra ogni anno nella domenica che capita dall’8 al 14 settembre, seconda domenica del mese.

È una grande manifestazione di fede, vi accorrono diverse migliaia di devoti della Madonna da tutto il circondario. A centinaia i fedeli si accostano ai sacramenti della Confessione e Comunione.Vengono celebrate numerose SS. Messe nella giornata. La Messa solenne, all’aperto, si celebra alle ore 11, seguita di una suggestiva processione che si svolge tra il verde della campagna. Ad essa vi partecipano le Confraternite religiose dei centri nominati sopra.

Altra circostanza festiva è il lunedì di Pasqua (pasquetta) quando molte centinaia di devoti di Maria vengono a rallegrarsi con la Madre per la risurrezione del Figlio Gesù, vittorioso su peccato e la morte.

Il Santuario è aperto di giorno durante tutto l’anno. Vi si celebra la S. Messa ogni domenica e feste di precetto, al pomeriggio:

da fine ottobre a fine marzo (orario solare) alle ore 16,00

da fine marzo a fine ottobre (orario legale) alle ore 17,30

 

Si allegano dépliants in pdf:

 




OrEst Parrocchia San Valentino – Cisterna di Latina

Oratorio Estivo 2018

Iscrizioni completate

Non sai come divertirti quest’estate? Hai tanta voglia di stare insieme agli amici? Hai voglia di giocare?

Allora l’OrEst è quello che fa per te! Anche quest’anno come l’anno scorso ti aspettiamo all’Oratorio Estivo!

 

L’Oratorio Estivo è aperto a tutti i ragazzi dagli 8 ai 12 anni.

Ti aspettiamo ogni giorno

dalle 8:45 alle 17:00

 

Quest’anno dall’11 al 23 Giugno ti aspettiamo per tanto divertimento, attività, giochi, merende insieme e altro ancora!

Per informazioni scrivi a orest.cisterna@gmail.com oppure chiedi informazioni presso la tua parrocchia di riferimento.

Mi raccomando non mancare e soprattutto passaparola a tutti i tuoi amici!

Per quest’anno le iscrizioni sono completate.

Non hai fatto in tempo ad iscriverti o hai saputo troppo tardi dell’OrEst?

Nessun problema, tieniti pronto per il prossimo anno, l’OrEst ritorna e continua anche grazie a te!

Seguici e tieniti aggiornato su:

orest.cisterna

OrEst Cisterna

 

 




Papa Francesco: “Chi comanda deve servire”

Gesù finisce il suo discorso dicendo: “Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,15). Lavare i piedi. I piedi, in quel tempo, erano lavati dagli schiavi: era un compito da schiavo. La gente percorreva la strada, non c’era l’asfalto, non c’erano i sampietrini; in quel tempo c’era la polvere della strada e la gente si sporcava i piedi. E all’entrata della casa c’erano gli schiavi che lavavano i piedi. Era un lavoro da schiavi. Ma era un servizio: un servizio fatto da schiavi. E Gesù volle fare questo servizio, per darci un esempio di come noi dobbiamo servirci gli uni gli altri.

Una volta, quando erano in cammino, due dei discepoli che volevano fare carriera, avevano chiesto a Gesù di occupare dei posti importanti, uno alla sua destra e l’altro alla sinistra (cfr Mc 10,35-45). E Gesù li ha guardati con amore – Gesù guardava sempre con amore – e ha detto: “Voi non sapete ciò che domandate” (v. 38). I capi delle Nazioni – dice Gesù – comandano, si fanno servire, e loro stanno bene (cfr v.42). Pensiamo a quell’epoca dei re, degli imperatori tanto crudeli, che si facevano servire dagli schiavi … Ma fra voi – dice Gesù –  non deve essere lo stesso: chi comanda deve servire. Il capo vostro deve essere il vostro servitore (cfr. v.43). Gesù capovolge l’abitudine storica, culturale di quell’epoca – anche questa di oggi – colui che comanda, per essere un bravo capo, sia dove sia, deve servire. Io penso tante volte – non a questo tempo perché ognuno ancora è vivo e ha l’opportunità di cambiare vita e non possiamo giudicare, ma pensiamo alla storia – se tanti re, imperatori, capi di Stato avessero capito questo insegnamento di Gesù e invece di comandare, di essere crudeli, di uccidere la gente avessero fatto questo, quante guerre non sarebbero state fatte! Il servizio: davvero c’è gente che non facilita questo atteggiamento, gente superba, gente odiosa, gente che forse ci augura del male; ma noi siamo chiamati a servirli di più. E anche c’è gente che soffre, che è scartata dalla società, almeno per un periodo, e Gesù va lì a dir loro: Tu sei importante per me. Gesù viene a servirci, e il segnale che Gesù ci serve oggi qui, al carcere di Regina Coeli, è che ha voluto scegliere 12 di voi, come i 12 apostoli, per lavare i piedi. Gesù rischia su ognuno di noi. Sappiate questo: Gesù si chiama Gesù, non si chiama Ponzio Pilato. Gesù non sa lavarsi le mani: soltanto sa rischiare! Guardate questa immagine tanto bella: Gesù chinato tra le spine, rischiando di ferirsi per prendere la pecorella smarrita.

Oggi io, che sono peccatore come voi, ma rappresento Gesù, sono ambasciatore di Gesù. Oggi, quando io mi inchino davanti a ognuno di voi, pensate: “Gesù ha rischiato in quest’uomo, un peccatore, per venire da me e dirmi che mi ama”. Questo è il servizio, questo è Gesù: non ci abbandona mai; non si stanca mai di perdonarci. Ci ama tanto. Guardate come rischia, Gesù!

E così, con questi sentimenti, andiamo avanti con questa cerimonia che è simbolica. Prima di darci il suo corpo e il suo sangue, Gesù rischia per ognuno di noi, e rischia nel servizio perché ci ama tanto.




Visitatio ad limina della Conferenza Episcopale Vietnamita

Dal 3 al 9 marzo 2018, la Conferenza episcopale vietnamita ha fatto la visita ad limina. Il culmine della visita è stato l’incontro con Papa Francesco il 5 marzo.

La Chiesa Cattolica Vietnamita – tra quelle più perseguitate nel corso del XX Secolo – si struttura attualmente in 3 arcidiocesi (Hanoi, Huê e Hô Chí Minh) e 23 diocesi suffraganee. Le parrocchie presenti nel Paese asiatico sono circa 2200 mentre i seminari sono 6.

Secondo recenti stime i cattolici in Vietnam sono circa 8 milioni su una popolazione complessiva di 89 milioni di abitanti.




LA PREGHIERA FILIALE

 

L’EPICLESI DEL CUORE

L’epiclesi è la preghiera pura e potenza sovrana dove si vive un momento di massima intensità del silenzio invocando la forza dello Spirito come nelle celebrazioni sacramentali della chiesa. Dunque sull’altare del nostro cuore possiamo offrire tutto ma lo Spirito trasformerà soltanto ciò che noi offriremo

 

È nell’epiclesi del cuore che si decide tutta la santità cristiana alla sorgente, cioè nella nostra offerta povera ma soprattutto fiduciosa che si rinuncia anche la nostra volontà al Padre.

Quando l’uomo rifugge la preghiera diserta l’altare del cuore e pretende di compensare il sacerdozio regale lavorando sulle strutture di questo mondo, mette in rischio la sua fede e conseguentemente la sua santità.

La preghiera bisogna essere una candela dentro i l cuore. Una candela che non si spegne mai.

 

 

 




Una vita religiosa sempre più digitale*

Anche se non siamo ‘native digitali’, è possibile oggi vivere fuori dal mondo digitale? E se non è possibile farlo, come abitiamo questo mondo come Religiose? Cosa, il digitale, ci chiede di imparare come Leaders di un Istituto che è inserito nel XXI secolo?

Oggi esiste un grande spazio ecclesiale che è il mondo digitale: come siamo presenti come congregazione? Abbiamo un’identità digitale chiara? Cosa dice di noi il nostro sito? Cosa ‘postiamo’ sui social media per dire agli abitanti del digitale la bellezza che ancora può sgorgare dal nostro carisma? Siamo presenti con consapevolezza nel web 2.0?

C’è una sete di bellezza e di verità nel mondo digitale: chi meglio di una religiosa può incontrare questa sete e lasciarsi toccare e rispondere. Forse dobbiamo solo imparare a farlo in modo diverso. La rete non risponde alla logica verticistica e gerarchica tipica del mondo religioso. Dobbiamo imparare a essere uno tra tanti, ma senza rinunciare mai alla nostra parola evangelica; non essere invadenti, moralistici, giudicanti. La rete ci taglia fuori se vogliamo imporre; semplicemente non ci segue. La credibilità non è scontata, ce la dobbiamo guadagnare. Se vogliamo stare dentro dobbiamo accettare e stimolare il confronto autentico.

[…] Se non costruiamo una buona relazione con la stampa, sia cattolica che secolare, non cambieremo mai l’immagine che essa ha delle Religiose: se non siamo noi a raccontare chi siamo, lo faranno loro senza conoscerci. Se lasciamo spazi bianchi, la stampa li occuperà contribuendo a quel flusso pericoloso di notizie false (fake news), verso le quali Papa Francesco ci mette in guardia.

Quello che prima facevamo solo in parrocchia e nella piazza, oggi dobbiamo viverlo anche nel mondo digitale.

https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa-francesco_20180124_messaggio-comunicazioni-sociali.html

*Patrizia Morgante. Corso Web

Sr. Fernanda fsc



L’esperienza della Resurrezione

Due discepoli di Emmaus

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus,14 e conversavano di tutto quello che era accaduto. 15 Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro…. (Lc 24, 13-54)

Ognuno di noi ha una esperienza diversa e propria nella vita, perché viviamo diversa contesto, diversa situazione, diverso momento, in cui dobbiamo affrontarli. Così ognuno abbia un’esperienza personale con cui viene vissuta nella vita…

Oggi, vorrei mettermi a vivere questa esperienza dei due discepoli di Emmaus. Come sappiamo che non è facile per due discepoli per accettare evento di Gesù.  Dopo un lungo tempo già hanno vissuto con Gesù, hanno visto, ascoltato….

Grazie questa esperienza dei discepoli, e dopo ci hanno raccontato la loro esperienza….