Il metaverso e la fede: opportunità da cogliere e rischi da gestire

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Il metaverso e la fedeOpportunità da cogliere e rischi da gestire

          [FRUTTI DELLA TECNOLOGIA]
Prima di provare a riflettere sulle opportunità che abbiamo, cerchiamo di comprendere bene di cosa parliamo.

“Metaverso” è un termine coniato da Neal Stephenson nel libro, appartenente alla cultura cyberpunk, “Snow Crash” nel 1992, descritto dall’autore come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite Internet, dove si può essere rappresentati attraverso il proprio Avatar, permeando aspetti fondamentali della nostra realtà.

Le applicazioni del metaverso sono infinite, così come le attività che possono essere svolte al suo interno con risparmi in termini di costi ed efficienza.

E’ uno spazio virtuale in cui le differenze con la realtà si assottigliano, fino ad essere quasi impercettibili.

Il metaverso diventa, quindi, uno spazio libero e aperto che si contrappone a una vita reale claustrofobica e, in questo spazio, la differenza tra le classi sociali è rappresentata dalla risoluzione del proprio avatar e dalla possibilità di accesso a luoghi esclusivi.

La chiesa da sempre nei secoli si è confrontata con il progresso tecnologico, filosofico, antropologico in modi diversi: a volte con durezza e prendendo le distanze, a volte condannando, ma anche cercando il dialogo.

Oggi più che mai la Chiesa ha bisogno di conoscere le opportunità che la tecnologia ci offre, ha bisogno di conoscere i nuovi linguaggi, per mettersi in ascolto, dialogare, testimoniare e annunciare.

Il Vaticano, infatti, ha riferito che sta lavorando per portare una collezione di opere d’arte nel metaveso ed ha fondato Humanity 2.0, un’organizzazione senza scopo di lucro che esplora l’interazione della cultura e della vita con i media e la tecnologia.

Se si procede con delle ricerche in rete, diverse sono le riflessioni che troviamo sul rapporto tra metaverso e fede, con visioni completamente opposte, due fra le tante, mi hanno particolarmente colpito (ne condivido una parte per entrambe):

  • In un’intervista al sito dell’Instituto Humanitas Unisinos, Sbardelotto ha affermato: “Potremmo perfino dire che lo stesso rito religioso, ad esempio, è un metaverso ante litteram. Storicamente, i fedeli – indipendentemente dalla tradizione religiosa – si rivolgono a un luogo geologalizzato specifico, e attraverso gesti, oggetti e parole ritualizzati compiono l’esperienza di un universo trascendente, in una dimensione spazio-temporale sacra che dà nuovo signifciato al recinto fisico del tempio e alla durata cronologica del rito….”.

 (https://it.aleteia.org/2021/11/05/metaverso-e-i-suoi-possibili-impatti-sulla-pratica-della-fede/)

  • Come il metaverso creerà un inferno virtuale sulla terra. Un mondo isolato e disconnesso dalla realtà e dalla natura delle cose, può alimentare passioni sfrenate opposte ad ogni regola morale. Una tale realtà potrebbe passare rapidamente da Alice nel Paese delle Meraviglie a manicomio. Ne abbiamo già parlato qui. Qui l’indice degli articoli sulla realtà distopica e il transumanesimo.

( Http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2021/11/come-il-metaverso-creera-un-inferno.html ).

Le domande che possiamo porci sono molte e poche sono le risposte, viene da pensare che sta trovando sempre più riscontri nella realtà, la “società liquida” di Bauman,  infatti in molte, troppe realtà, si sono “liquefatti” i valori, i legami affettivi familiari, interpersonali, sociali e le istituzioni normative.

Emerge la “latitanza o la irrilevanza” del pensiero filosofico di matrice umanistica e illuministica. Come tutto questo incide sulle scelte morali dell’uomo? Una prospettiva interessante è quella proposta dal neuro scienziato Simon Baron-Cohen nel suo libro “La scienza del male”.

Il male è un “deficit” di empatia, fatto che rende alcuni soggetti incapaci di capire la propria mente in termini di emozioni e sentimenti, di percepire l’altro come umano e dunque di “sintonizzarsi” sugli stati soggettivi di altri.

Esperimenti di brain imaging hanno confermato questa teoria, documentando una “ipoattività marcata” dei meccanismi cerebrali dell’empatia.

La natura del male, sia male fisico (conseguenza dell’imperfezione umana), sia male morale (conseguenza del libero arbitrio), sia male metafisico (identificato con il non-essere), teorizzata fin dall’antichità, è da sempre per i filosofi un mistero.

Un enigma in verità che è “familiare” a ciascuno, poiché nel corso della nostra vita noi tutti ne facciamo triste esperienza.

Il metaverso dunque porterà una vera e propria rivoluzione nel concetto stesso di realtà circostante, in maniera simile alla rivoluzione copernicana di kant e ovviamente come sempre, le novità portano con sé curiosità, perplessità, pregiudizi, paure, dubbi.  Non staremo qui ad esprimere giudizi, ma tentiamo di capire cosa può offrirci.

Mi viene da pensare alla grande opportunità che potremmo avere nel diffondere con maggior facilità la “Buona Notizia”, sia nel poter raggiungere chi fisicamente non può partecipare ad incontri o celebrazioni, sia nel consentire di raggiungere luoghi lontani, inaccessibili per una serie di motivi culturali-sociali-economici.

Di contro il grande rischio è che tutto questo possa essere un’opportunità riservata a pochi, sia per una questione economica, ma anche sociale e culturale. Inoltre bisogna tener ben presente che il metaverso, per come viene inteso oggi, essendo un mondo o più mondi, realizzati da società private con ovvio desiderio di profitto, offre un’esistenza subordinata alla creazione di una sovrastruttura tecnologica immaginata da altri, quindi una realtà definita in virtù dell’esperienza e degli intenti di chi la crea.

Nascono spontanee alcune domande: “C’è il rischio che la nostra autocoscienza possa essere offuscata a favore di una omologazione culturale dell’individuo? E in tal caso avrebbe senso il libero arbitrio? L’appartenenza a questa realtà sarà una libera scelta, oppure un “obbligo” come l’iscrizione ai social media moderni? Si riuscirà in futuro a restare sufficientemente distaccati da questo mondo virtuale, riuscendo a distinguere realtà e immaginazione, cos’è bene e cos’è male?”

Giovanni Paolo II aveva compreso l’importanza del mondo digitale e nel  suo messaggio per 33ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 1999 dirà: “…La cultura “della sapienza”, propria della Chiesa può evitare che la cultura “dell’informazione” dei mezzi di comunicazione sociale divenga un accumularsi di fatti senza senso…la cultura ecclesiale “della gioia” può salvare la cultura “dello svago” dei mezzi di comunicazione sociale dal divenire fuga senz’anima dalla verità e dalla responsabilità; i mezzi di comunicazione sociale possono aiutare la Chiesa a comprendere meglio come comunicare con le persone in modo attraente e persino piacevole …”.

(https://www.chiesaecomunicazione.com/doc/messaggio-gmcs-1999_mass-media_presenza-amica-accanto-a-chi-e-alla-ricerca-del-padre_1999.php)

Benedetto XVI nel 2013 si esprimeva così: “Lo sviluppo delle reti sociali richiede impegno: le persone sono coinvolte nel costruire relazioni e trovare amicizie, nel cercare risposte alle loro domande, nel divertirsi, ma anche nell’essere stimolati intellettualmente e condividere competenze e conoscenze. I network diventano così, sempre più, parte del tessuto stesso della società in quanto uniscono le persone sulla base di questi bisogni fondamentali. Le reti sociali sono dunque alimentate da ispirazioni radicate nel cuore dell’uomo” [1].

La Chiesa non resterà a guardare, salvaguardando le interazioni personali, l’identità comunitaria, la realtà fisica nella celebrazione dei Sacramenti, dovrà in un futuro non così lontano, inserirsi sempre più, in maniera incisiva, nel mondo virtuale del metaverso, come presenza forte e come porto sicuro. Dovrà farlo, a mio avviso, anche rivoluzionando la formazione del clero e dei fedeli stessi.

Ma un’ultima riflessione mi sorge spontanea: i contenuti delle fede troveranno certamente nel metaverso una opportunità grande di condivisione e visibilità, ma la fede come esperienza di vita vissuta, spesa, donata, troverà, in questa realtà virtuale, il modo di esprimersi, crescere, essere compresa e percepita veramente?

Il metaverso, in sintesi, porta con sé una serie di domande e riflessioni alle quali è necessario tentare di dare una risposta, in quanto dobbiamo prepararci a viverlo, a fronteggiarne le opportunità, i rischi e le incognite.

[1] Benedetto XVI, Messaggio per la 47ma giornata delle comunicazioni sociali “Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”, Roma 12 maggio 2013.

Maria Beatrice Mariani

Categories: Esame Leoniano 2023

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