LEONE DA TASTIERA O BUON SAMARITANO? Nei social media la scelta spetta a noi!

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Una riflessione sulla base del documento del Dicastero per la Comunicazione “Verso una piena presenza – Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media” (2023)

 

Nel linguaggio odierno dei social media sentiamo sempre più spesso parlare di “leoni da tastiera”, di “odiatori del web”, di “haters”,  per indicare con sfumature diverse quelle persone che in rete assumono atteggiamenti provocatori e offensivi nei confronti degli altri utenti.

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/manifesto-contro-cyberbulli

In particolare, l’espressione “leoni da tastiera” è la traduzione italiana della parola inglese “Keyboard warriors” – che significa letteralmente “guerrieri da tastiera” –  e vuole alludere a quegli utenti che, atteggiandosi appunto da “leoni” o da “guerrieri”, si reputano liberi di offendere, insultare, screditare o minacciare gli altri in quanto si sentono protetti dallo schermo di un dispositivo qualunque.

Si tratta di un fenomeno che non può essere assolutamente sottovalutato nell’ambito della comunicazione online anche perché questo può facilmente sfociare in veri e propri atti di cyberbullismo con conseguenze devastanti per le vittime, soprattutto, quando si tratta di adolescenti e giovani. Pensiamo, ad esempio, ad un volto concreto, quello di Carolina Picchio, una ragazza di soli quattordici anni, vittima di un video nel quale mentre era svenuta divenne inconsapevolmente oggetto di scherni e atti osceni da parte di alcuni suoi coetanei[1]. Questo video purtroppo cominciò a fare rapidamente il giro dei vari social e Carolina, non reggendo ai messaggi d’insulto in seguito ricevuti, si gettò da una finestra della sua casa nella notte tra il 4 e il 5 gennaio del 2013. “Le parole fanno più male delle botte” fu il suo ultimo messaggio.

Questo episodio, come purtroppo tanti altri, non ci possono lasciare indifferenti ed in particolare come cristiani non possiamo esimerci dalle nostre responsabilità sul modo in cui ci muoviamo ed interagiamo nei social media. Papa Francesco in un’udienza generale del mercoledì, riflettendo sulla passione per l’evangelizzazione, ci ha così richiamati: «Non si annuncia il Vangelo da fermi, chiusi in un ufficio, alla scrivania o al computer facendo polemiche come “leoni da tastiera»[2].

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2023-04/papa-francesco-catechesi-vangelo-annuncio-udienza-generale.html

In effetti, se ci pensiamo bene facendo un serio esame di coscienza, possiamo noi tutti in qualche modo trasformarci in questi “leoni da tastiera” ogni volta in cui scateniamo polemiche, critiche, offese nei social o nelle chat di gruppo, non resistendo a quell’irrefrenabile spinta a scrivere la nostra, a zittire quella persona, a dire in malo modo ciò che non ci va.

Siamo chiamati, dunque, a non cadere in queste subdole trappole e ad intraprendere, invece, una strada che renda più umano il mondo digitale offrendo punti d’incontro aperti a tutti. Ed è proprio in quest’ottica, allora, che si situa il documento                    «Verso una piena presenza – Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media» pubblicato dal Dicastero per la Comunicazione[3].Un testo che si presenta come una sorta di “annuncio” della presenza cristiana sui social media e che pone all’attenzione di tutti noi alcune domande fondamentali: «Che tipo di umanità si riflette nella nostra presenza negli ambienti digitali?

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2023-05/il-buon-samaritano-ispirazione-per-chi-abita-i-social-media.html

Quanto delle nostre relazioni digitali è frutto di una comunicazione profonda e sincera, e quanto invece è semplicemente plasmato da opinioni insindacabili e reazioni appassionate? Quanto della nostra fede trova espressioni digitali vive e rivitalizzanti? E chi è il mio “prossimo” sui social media?» (n.5).  Proprio quest’ultima domanda apre all’icona del Buon Samaritano che, sulla base dell’omonima parabola (Lc. 10, 29-37), è quella che attraversa tutto il documento, come modello per camminare sulle “strade digitali” e promuovere “relazioni social” pacifiche, aperte all’ascolto e ricche di significato. Ed è in queste “strade digitali” che molte persone oggi vengono purtroppo ferite dalla divisione e dall’odio ed è per questo che come discepoli di Cristo non possiamo accontentarci di rimanere solo dei passanti silenziosi ed indifferenti.

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2023-05/il-buon-samaritano-ispirazione-per-chi-abita-i-social-media.html

Per umanizzare gli ambienti digitali e per comprendere meglio il mondo sempre più complesso di oggi dobbiamo, allora, imparare a guardare dalla prospettiva dell’uomo ferito della parabola del Buon Samaritano. Una parabola questa che «ci sfida a confrontarci con la “cultura dello scarto” digitale […] facendo uno sforzo volontario di andare incontro all’altro» (n. 21) e di compiere «il primo passo nel superare l’indifferenza» (n. 22).


http://diocesedecampos.org.br/homiletica-parabola-do-bom-samaritano/

Il discepolo che ha fatto esperienza dello sguardo misericordioso di Cristo, infatti, sa che «la buona comunicazione inizia con l’ascolto e la consapevolezza di trovarsi davanti un’altra persona» (n. 25). Ascolto e consapevolezza che mirano a favorire l’incontro superando gli ostacoli esistenti, compreso quello dell’indifferenza. Ascoltare in questo modo diventa un passo fondamentale per il coinvolgimento degli altri: «è un primo ingrediente indispensabile per la comunicazione» (n. 25) e un primo passo fondamentale per una pastorale onlife.

Impegnarsi in questo ascolto nei social media diventa così un fondamentale punto di partenza che ci permette di passare «dalle reazioni rapide, dai commenti impulsivi al creare opportunità di dialogo, sollevare domande per saperne di più, manifestare cura e compassione e riconoscere la dignità di coloro che incontriamo» (n. 37). Riconoscere il nostro prossimo digitale significa riconoscere che la vita di ogni persona ci riguarda anche quando la sua presenza è mediata da strumenti digitali. Essere prossimi sui social media significa, allora, essere presenti alle storie degli altri, soprattutto, di coloro che soffrono, nella consapevolezza che dall’altra parte dello schermo «ci sono persone che hanno una storia, sogni, aspettative, sofferenze. C’è un nome e un volto» (n. 47).

Tutti noi, allora, possiamo scegliere di essere dei passanti sulle “strade digitali” semplicemente “connessi”, oppure, possiamo decidere di “sporcarci le mani” come il Samaritano e permettere che le connessioni si trasformino in veri incontri che fasciano le ferite, che guariscono ostilità e divisioni.

https://blog.libero.it/wp/shekinaheart/2022/12/13/vi-passeranno-davanti/

Ecco, dunque, l’importanza di far sì che tutto quello che condividiamo nei nostri post, commenti e “like”, attraverso parole pronunciate o scritte, filmati o immagini, sia in linea con lo stile che abbiamo imparato da Cristo il quale «ha trasmesso il suo messaggio non solo con le parole, ma con tutto il suo stile di vita, rivelando che la comunicazione, al suo livello più profondo, è il dono di sé nell’amore» (n. 65).

In questo modo il come diciamo qualcosa diventa importante esattamente quanto il che cosa diciamo. Con la consapevolezza che «per comunicare la verità, dobbiamo innanzitutto accertarci di trasmettere informazioni veritiere; non solo nel creare i contenuti, ma anche nel condividerli».

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2018-01/messaggio-giornata-comunicazioni–papa–vincere-le-fake-news-con.html

«Dobbiamo assicurarci di essere davvero una fonte attendibile». Per comunicare bontà abbiamo, inoltre, «bisogno di contenuti di qualità, di un messaggio orientato ad aiutare, non a danneggiare, a promuovere un’azione positiva, non a perdere tempo in discussioni inutili» (n. 66).

Lo stile che dovrebbe, allora, caratterizzarci come cristiani nei social media dovrebbe essere quello della riflessività e non della reattività lasciandoci plasmare dalla virtù della prudenza evitando di postare contenuti che potrebbero creare divisioni o fomentare conflitti e condividendo, invece, storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza che potrebbero anche essere fisicamente lontane da noi. In questo modo avremmo non solo «l’opportunità di pregare insieme» ma anche di «cercare insieme il bene, riscoprendo ciò che ci unisce» (n. 76) impegnandoci, ad esempio, in progetti che promuovano la dignità umana e lo sviluppo, che mirino a ridurre le disuguaglianze digitali, che promuovano iniziative a favore di chi è povero e di chi non ha voce nella società.

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2018-09/giornata-comunicazione-2019-papa-sceglie-tema-comunita.html

In conclusione, «oltre alla nostra capacità di raggiungere gli altri con contenuti religiosi interessanti, noi discepoli di Cristo dovremmo essere conosciuti per la nostra disponibilità ad ascoltare, a discernere prima di agire, a trattare tutte le persone con rispetto, a rispondere con una domanda piuttosto che con un giudizio, a rimanere in silenzio piuttosto che scatenare una controversia» (n. 77) per essere come afferma la Lettera di san Giacomo sempre “pronti ad ascoltare, lenti a parlare e lenti all’ira” (Gc 1,19).

In altre parole, siamo chiamati come cristiani ad essere nei social media testimoni di speranza, operatori di pace, comunicatori di vita, di quella vita piena che ci è stata donata in Cristo!

 

Antonio Pontarollo

Studente dell’Istituto Teologico Leoniano di Anagni

                                                        Sotto la visione dei docenti del Corso di Informatica Riccardo Petricca e Fortunato Ammendolia

 

 

Policy e liberatorie

Si rilascia liberatoria per la divulgazione. Qualora si volesse utilizzare il testo andranno citate la fonte, il nome dell’autore ed i docenti del corso. 

Le immagini sono state ricavate dai seguenti siti:

  • https://www.avvenire.it/attualita/pagine/manifesto-contro-cyberbulli
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  • http://diocesedecampos.org.br/homiletica-parabola-do-bom-samaritano/
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  • Immagine di copertina: https://twenergy.com/gas/

Il loro utilizzo è vincolato a quanto disposto dagli autori delle pagine web menzionate.

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] MONICA LUCIONI, Web. Le parole fanno più male delle botte. Nuove idee contro il cyberbullismo, Avvenire (giovedì 23 gennaio 2020), in https://www.avvenire.it/attualita/pagine/manifesto-contro-cyberbulli, (23 gennaio 2024).

[2] FRANCESCO, Udienza Generale, La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente (12 aprile 2023), in https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2023/documents/20230412-udienza-generale.html, (23 gennaio 2024).

[3] DICASTERO PER LA COMUNICAZIONE, Verso una piena presenza – Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media (28 maggio 2023), in https://www.vatican.va/roman_curia/dpc/documents/20230528_dpc-verso-piena-presenza_it.html, (23 gennaio 2024).

 

SITOGRAFIA:

FRANCESCO, Udienza Generale, Catechesi – La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente (12 aprile 2023), in https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2023/documents/20230412-udienza-generale.html, (23 gennaio 2024).

FRANCESCO, Messaggio del Santo Padre Francesco per la LII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, “La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake News e giornalismo di pace” (24 gennaio 2018), in https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2018-01/messaggio-giornata-comunicazioni–papa–vincere-le-fake-news-con.html, (23 gennaio 2024).

FRANCESCO, Messaggio del Santo Padre Francesco per la LIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, “Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana” (24 gennaio 2019), in https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2018-09/giornata-comunicazione-2019-papa-sceglie-tema-comunita.html (28 gennaio 2024).

DICASTERO PER LA COMUNICAZIONE, Verso una piena presenza – Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media (28 maggio 2023), in https://www.vatican.va/roman_curia/dpc/documents/20230528_dpc-verso-piena-presenza_it.html, (23 gennaio 2024).

MONICA LUCIONI, Web. Le parole fanno più male delle botte. Nuove idee contro il cyberbullismo, Avvenire (giovedì 23 gennaio 2020), in https://www.avvenire.it/attualita/pagine/manifesto-contro-cyberbulli, (23 gennaio 2024).

 

 

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