Era un tranquillo e normale 4 marzo del 2020, quello in cui ci siamo trovati davanti ad un qualcosa di inimmaginabile. Il Virus denominato “COVID-19”, un nemico tanto piccolo quanto sconosciuto, e proprio per questo, apparentemente invincibile, aveva cominciato ad invadere la nostra penisola italiana, costringendo il governo alla chiusura delle scuola. L’11 marzo del 2020 non solo l’Italia, ma tutto il mondo sembrava inginocchiarsi davanti a questo infido rivale, tanto da costringere, il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, a dichiarare che il COVID-19 rappresentava una pandemia globale, riconoscendo che il virus avrebbe irrimediabilmente colpito ogni parte del globo. Ciò che avevamo potuto solo immaginare o vedere nei film d’azione, era diventato realtà. Dal mese di marzo del 2020 ad oggi, le nostre vite sono state sconvolte, la nostra libertà è stata limitata, le nostre abitudini, i nostri progetti hanno subito delle deviazioni o arresti e la nostra invisibile battaglia è ancora in atto. Il COVID-19 si è infiltrato in ogni ambito e così alle difficoltà sanitarie si sono aggiunte quelle economiche e sociali.
La DAD a difesa della scuola
Anche la scuola si è trovata repentinamente sotto attacco ed i suoi principali attori, gli studenti, supportati dagli insegnanti hanno dato il massimo per reggere all’urto. L’intero mondo scolastico e formativo si è trovato davanti ad una nuova sigla: DAD (didattica a distanza), ovvero un tipo di formazione e insegnamento in cui non vi è una condivisione di uno spazio e un’interazione fisica tra docente e studenti, ma tutto è mediato dall’utilizzo di mezzi tecnologici. I sistemi educativi di tutto il mondo hanno sofferto la pandemia a livello sia scolastico sia accademico. Ovunque si è cercato di assicurare una celere risposta mediante piattaforme digitali per la didattica a distanza, la cui efficacia è stata però condizionata da vari fattori, principalmente da una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche.
Per anni il dibattito politico si era riempito la bocca di parole altisonanti come rivoluzione digitale, rinascimento digitale, intelligenza artificiale nell’educazione, ma la pandemia ha anticipato l’esame per ognuno di noi. La scuola si è svegliata di soprassalto dall’urgente chiamata a rinnovarsi e a trovare tutte le forme possibili per non lasciare indietro studenti e famiglie, “ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa” [1]. Dopo oltre un anno di convivenza con questo nostro nemico, che speriamo presto di debellare definitivamente, è impossibile non riflettere sull’immane supporto che la tecnologia ha offerto alla scuola e alla formazione dei giovani.
La tecnologia rimedio all’ignoranza
Molti articoli e dibattiti si sono incentrati sulla DAD, sono stati sottolineati i suoi elementi positivi e quelli negativi. Ma non è questo il fine del presente articolo, anzi si desidera sottolineare come, il COVID-19, paradossalmente, ci ha “aiutato” a comprendere profondamente come la tecnologia può aiutare nella didattica. I docenti, con non pochi sforzi, si sono impegnati per aggiornarsi e poter trarre profitto dai mezzi di comunicazione utilizzati. Basti pensare alle video lezioni sulle varie piattaforme che hanno permesso di organizzare l’incontro, seppur a distanza, tra studenti e docenti. La tecnologia ha apportato numerosi vantaggi nell’ambito formativo, come ad esempio il fatto che gli studenti e i docenti si sono potuti concentrare sulla formazione senza la necessità di spostarsi dalla propria abitazione, risparmiando così anche tempo. Nei luoghi in cui è stato possibile, la tecnologia ha permesso la conciliazione del desiderio di crescita personale con i vari impegni lavorativi. Un altro pregio è che spesso la didattica a distanza permette la riduzione dei costi e quindi la possibilità di offrire una formazione a prezzi più agevolati e pertanto è accessibile a più persone. Possiamo dire che la tecnologia, nei periodi di chiusure forzate o di quarantene obbligatorie, ha permesso di salvaguardare la cultura e la formazione, aiutando le scuole a fornire il proprio servizio e a continuare il percorso didattico attraverso lezioni online, registrazioni, compiti e contatti diretti o indiretti con i propri studenti. Occorre soprattutto ammettere che i mezzi di comunicazione hanno permesso, principalmente agli studenti più piccoli di non perdere l’abitudine all’incontro con gli insegnanti e gli altri compagni di scuola.
Respiriamo, soffermiamoci, e riflettiamo. Quanto tempo avremmo perso senza l’ausilio della tecnologia? Quante energie avremmo sprecato? Quanta diffusione e apprendimento della cultura avremmo tralasciato? Quanti ragazzi, soprattutto nei luoghi più difficili, avremmo lasciato in disparte senza poter seminare in loro il più piccolo seme di curiosità e interesse culturale? Nessuno mette in dubbio il fatto che la scuola sia fatta di quotidianità, frequenza, vicinanza e collaborazione, anzi, il distanziamento sociale, che è stato imposto, è il contrario della sua vera essenza. Il contatto umano, lo scambio di idee, di conoscenze, non possono esistere se non tra i muri di un Istituto Scolastico. Tuttavia, grazie alla tecnologia, nonostante le porte fisiche della scuola siano state chiuse, essa è stata capace di accogliere gli allievi, attraverso gli smartphone, i tablet, i computer e quant’altro possa offrire la tecnologia. Grazie ad essa, il sistema educativo non ha rinunciato alla quotidianità, ha assicurato agli studenti la continuità didattica, anche se tra non poche difficoltà, e gli insegnanti sono riusciti a rimanere al fianco dei propri alunni per continuare il lavoro didattico e soprattutto, per dimostrare la loro vicinanza a bambini, ragazzi e giovani. I mezzi di comunicazione, anche quelli più semplici, in un clima così difficile di chiusura e distanziamento, hanno permesso alla scuola di aiutare studenti ed insegnanti ad “aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni” [2]. Ogni singolo membro della scuola è stato “salvato” dalla tecnologia, che ha permesso a tutti loro di farsi compagni, di darsi coraggio e di andare oltre la fatica fisica e soprattutto quella mentale. La tecnologia ha “salvato” la didattica, che seppur chiamata DAD, desidera ardentemente perseguire il suo fine, ovvero l’educazione delle future generazioni, promuovendo la crescita culturale attraverso lo scambio di informazioni, proposte per mezzo di lezioni da remoto e scambi di materiale didattico su gruppi di classroom.
Un cambiamento epocale
Naturalmente, l’uso massiccio della tecnologia in ogni ambito della nostra vita, soprattutto in quello scolastico e accademico, ci fa riflettere sul fatto che ci troviamo nel mezzo di un grande cambiamento culturale e valoriale. Se precedentemente gli strumenti informatici erano malvisti e mal sopportati in quanto generatori di distrazione, oggi, paradossalmente, risultano indispensabili. La tecnologia ha permesso con fatica, durante la rapida diffusione di una pandemia globale, il prosieguo dello studio e del lavoro, garantendo in tal modo i diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Con la mediazione dei mezzi di comunicazione, studenti e docenti all’interno dei muri delle proprie camere e distanti tra loro, si sono quasi per magia ritrovati, insieme ed uniti, all’interno di un’aula virtuale e così hanno potuto continuare l’attività scolastica. La scuola dunque, grazie alla tecnologia, ha potuto portare avanti la propria missione.
Al centro della scuola rimane la persona
Il COVID-19 quindi è stato un grande banco di prova per le istituzioni formative ed educative, ma è stato anche un’importante esperienza che permetterà alla scuola di migliorare e di fare il salto di qualità. Non possiamo dimenticare che l’ambiente educativo sia fatto di persone che si incontrano, interagendo direttamente e “in presenza”. Tale presenza, non costituisce semplicemente un elemento accessorio all’attività educativa, ma anzi, è la sostanza stessa di quel rapporto di scambio e di dialogo tra docenti e discenti, che è indispensabile per la crescita della persona e per la comprensione della realtà. Tra le mura delle aule scolastiche, nelle biblioteche e nei laboratori universitari, vengono a crearsi e a costituirsi delle relazioni e dei legami. Non sono coinvolti, quindi, solo i bambini dell’infanzia o della scuola primaria, ma tutte le persone che dall’infanzia, all’adolescenza e nella prima età adulta si trovano nel sentiero della crescita psico-pedagogico che non può realizzarsi senza l’incontro con gli altri. Tale presenza dell’altro fa nascere le condizioni necessarie per lo sbocciare dell’inclusione e della creatività.
La pandemia ha coinvolto anche i docenti, mettendo in discussione il loro metodo di insegnamento e l’approccio verso gli studenti, dando vita ad un processo di cambiamento e di arricchimento del proprio bagaglio culturale e didattico. La missione ardua e complessa che i docenti si trovano a svolgere quotidianamente, in presenza o a distanza, “ha bisogno di essere sostenuta attraverso una solida formazione continua che sappia andare incontro alle esigenze dei tempi, senza perdere quella sintesi tra fede, cultura e vita, che costituisce la peculiare chiave di volta della missione educativa attuata nella scuola” [3].
Riforma della scuola: innovazione e tradizione
La scuola quindi, dovrà inevitabilmente prendere atto del fatto che ci troviamo nel punto di non ritorno. I tempi sono maturi e non è possibile voltarsi indietro, da una parte dovrà incentivare un uso sempre più consapevole dei mezzi informatici per gli studenti, gli insegnanti, e le famiglie. Solo così si riuscirà a cogliere con profitto quest’esperienza che stiamo vivendo, così inedita ed inaspettata, per promuovere il potenziamento delle tecnologie e favorire una strategia nazionale della crescita della banda ultra-rapida. Mai come in questo periodo, ci siamo resi conto della necessità di una buona e veloce connessione internet. D’altra parte la scuola dovrà continuare a tener conto del fatto che la al centro dell’azione educativa vi è la relazione con la persona concreta e tra le persone reali che costituiscono la comunità educativa. Questa relazione tra persone, non può accontentarsi dell’incontro mediato attraverso uno schermo o nelle connessioni digitali, che rimangono pur sempre distanti. Ci troviamo quindi all’inizio di una nuova era educativa, nella quale dovremo essere capaci di trovare percorsi formativi nuovi che ci consentano di crescere insieme utilizzando gli strumenti relazionali che ci offre la tecnologia di oggi, pur non rinunciando all’ascolto e all’incontro reale con l’altro, donando tempo per una comune riflessione e progettualità, facendo tesoro dei racconti personali e progetti condivisi, degli insegnamenti della storia e della saggezza delle generazioni passate. Solo in questo modo sapremo davvero trarre vantaggio da un periodo di straordinaria sofferenza, anche educativa, dovuta alla pandemia, che in alcune regioni del mondo, ha causato l’allontanamento di milioni di bambini dall’educazione e dalla formazione, facendoli rimanere indietro nelle opportunità di sviluppo sociale e cognitivo. La scuola quindi ha l’occasione di rinnovarsi e migliorarsi, facendo passi avanti, sostenuta dalla tecnologia, ma con lo sguardo indietro e nel presente, ricordando che essa ha a che fare con l’uomo, e questo, non può far a meno della relazione reale con gli altri.
Michele Bianchi, studente IV anno teologia, Pontificio Seminario Leoniano, Anagni (Fr).
Sitografia
[1] PAPA FRANCESCO, Momento straordinario di preghiera sul sagrato della Basilica di San Pietro, 27.03.2020. In http://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2020/documents/papa-francesco_20200327_omelia-epidemia.html
[2] PAPA FRANCESCO, Discorso al mondo della scuola italiana, Piazza San Pietro, 10 maggio 2014. In http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/may/documents/papa-francesco_20140510_mondo-della-scuola.html
[3] CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Lettera Circolare alle scuole, università e istituzioni educative, Città del Vaticano, 10 settembre 2020. In https://www.educationglobalcompact.org/it/villaggio-dell-educazione/lettera-circolare-a-scuole-universita-istituzioni-educative-855/