IL DIGITALE E MULTIMEDIALE IN AMBIENTE OSPEDALIERO

1. RACCONTO PERSONALE

Sappiamo tutti che la permanenza più o meno lunga in ambiente ospedaliero è difficilmente riconducibile ad una bella e piacevole esperienza. Non molto tempo fa anch’io ho sperimentato il dispiacere di soggiornare per un lungo periodo nella stanza 402 del reparto di malattie infettive, dell’ospedale pediatrico Gesù Bambino di Roma. Il mio terzo bambino, Nicola, aveva una rara sindrome da dover curare. Ricordo, una volta entrata, di non essere più uscita da quella stanza fino al giorno delle dimissioni di mio figlio. La reclusione è stata il secondo “mostro” da dover combattere, dopo aver scoperto il problema vero e proprio. I giorni trascorrevano senza essere avvertiti e si era costretti a spostarsi da un letto a una sedia. Sullo sfondo di questa scena ho ringraziato il buon Dio dell’esistenza  del digitale e del multimediale. Lo smartphone ed il televisore sono stati la mia ancora di salvezza: poter comunicare con i propri cari, condividere le proprie angosce legate al momento e uscire fuori da quella stanza anche solo virtualmente mi ha aiutato a non sprofondare nell’angoscia. Nonostante l’aiuto della tecnologia, avvertii la mancanza di un sostegno spirituale, una figura religiosa con la quale poter condividere il dolore più profondo.

Circa un anno dopo ci fu un ulteriore ricovero, ma questa volta Nicola era più grande, si trovava in quella fase dove era in grado di camminare e non capiva perché dovesse restare fermo sul letto, legato a dei macchinari. Anche in questo caso la tecnologia mi ha aiutata, i cartoni animati e le canzoncine per bambini sono stati i nostri compagni di viaggio.

2. DIGITALE E MULTIMEDIALE

Sulla base di questa personale esperienza vissuta, nasce la mia riflessione: penso ai bambini e ai ragazzi più grandi di Nicola, che dovrebbero frequentare ad esempio la scuola, il catechismo, altre attività di vario genere e credo che sia davvero un’ingiustizia non poterlo fare. Non solo, credo che il campo digitale e multimediale possa diventare (come nel mio caso), un sostegno, un punto di riferimento importantissimo. Partecipare alle videolezioni è sicuramente un supporto in più, non solo dal punto di vista didattico, ma anche per dare la possibilità di sentirsi parte integrante della propria classe. Domanda: possiamo fare altro?

3. DIGITALE E MULTIMEDIALE CON “IVO VA A SCUOLA”

Avete mai sentito parlare di “Ivo va a scuola”? E’ un progetto che nasce tra la collaborazione di Elmec informatica ed Eolo. Ha l’obbiettivo di aiutare bambini e ragazzi a frequentare le lezioni scolastiche. Consiste in un tablet che montato sopra ad un robot motorizzato viene collegato ad un pc, dal quale lo studente può non solo restare aggiornato ma ha la possibilità di assistere alle lezioni dal proprio banco di scuola. Ivo da la possibilità di spostarsi all’ interno del plesso scolastico nei momenti ricreativi, favorendo la possibilità di stare insieme ai propri compagni anche nei momenti di svago e non solo di studio. Tutto questo previene e limita il sorgere di problemi psicosociali dovuti all’isolamento obbligatorio causato dalla malattia. A questo punto riaffiora la mia domanda: possiamo fare altro?

4. “MISSIONE: ESSERE GRANDI INSIEME”

Altro grande progetto, questa volta avviato dalla Fondazione dell’Ospedale pediatrico Buzzi di Milano e IBM, chiamato “Missione: essere grandi insieme”. Ha come obbiettivo l’ accrescimento della competenza digitale e multimediale di bambini e ragazzi, dai 6 ai 13 anni. Il lavoro si svolge attraverso percorsi educativi e di intrattenimento per mezzo dei giochi. Riportiamo di seguito i nomi delle attività con le loro caratteristiche:

  • “Smonting”: è un’attività che si basa sul sensibilizzare e incentivare al riciclo tecnologico. La manualità è il punto forte di questa iniziativa;
  • “Gioca con il robottino”: Gino robottino è il protagonista di quest’attività. Aiuta i bambini ad accrescere la propria fantasia ed immaginazione;
  • “Favole nell’aria”: una delle più antiche attività che non passerà mai di moda è quella di condividere, raccontare e inventare favole.
  • “Cybersecurity”: pensata per ragazzi più grandi, ai quali bisogna far comprendere che dietro un gioco sul pc, oppure dietro un social networks, c’è sempre una persona che va rispettata;
  • “Creazione di chatbot”: anche quest’ultima attività è stata pensata per i ragazzi più grandi e consiste nel dar vita ad un assistente virtuale basato sull’intelligenza artificiale di IBM.

Bellissime iniziative alle quali manca sempre un qualcosa! Quindi insisto di nuovo: possiamo fare altro?

5. “EDELWEISS” QUASI 30 ANNI DI DIGITALE E MULTIMEDIALE

Altro grande progetto che a mio avviso non dovrebbe passare inosservato è quello di “Edelweiss”. Nato dalla collaborazione fra l’Istituto Tecnologie Didattiche del CNR, la scuola dell’Ospedale Pediatrico Giannina Gaslini di Genova e la Hewlett Packard Italia. Gli obiettivi di questo progetto sono essenzialmente gli stessi di cui abbiamo trattato finora. A mio avviso, l’aspetto più interessante è che l’iniziazione di questo progetto risale al lontano ’96 e vede protagonista il gemellaggio fra la scuola “G.Govi” di Genova e la scuola interna dell’Ospedale “Gaslini”. Con il trascorrere del tempo, questo progetto si è aperto anche a scuole distribuite su tutto il nostro territorio nazionale. Il servizio si basa sulla comunicazione via posta elettronica, ma non solo. Gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale, quello di mettere in contatto bambini e ragazzi appartenenti a scuole diverse ma con lo stesso livello scolare. In questo modo il bambino si troverà a relazionarsi con realtà scolastiche molto diverse dalla propria.

Avviandomi verso la conclusione, mi rendo conto che ciò che manca in tutti questi progetti è proprio una ricerca interiore, l’aspetto spirituale, quello più profondo che in questi casi inevitabilmente affiora. Si ha un forte bisogno di essere accompagnati e sostenuti nella Fede. Quindi, si! Possiamo fare altro! Una pastorale digitale che doni “una sorta di respiro” a tutte quelle persone che ne sentono il bisogno.

                                        

Manuela Gabrielli

B225

Sitografia:

https://tech4future.info/tecnologia-bambini-in-ospedale-ibm/ (14/06/2021), (25/01/2024)

https://sites.google.com/site/guglielmotrentin/home/ricerca/didattica-inclusiva/edelweiss (11/11/2018), (25/01/2024)

https://www.elmec.com/ivo-robot

 

Bibliografia:

F. AMMENDOLIA – R.PETRICCA, Chiesa e Pastorale digitale, In uscita verso una società 5.0, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2023.

 




La pastorale digitale è importante per l’annuncio del Vangelo

 Sulla utilità della PASTORALE DIGITALE

Comunicazione efficace

La Pastorale Digitale è l’azione della Chiesa che cerca di comunicare il vangelo con i mezzi sociali. In quanto dimensione della vita onlife e nonostante le sfide sia quelle che abbiamo indicate ossia quelle non indicate, la Pastorale digitale  rimane importante per poter affrontare il mondo di oggi ma anche quello di domani. Lo si capisce quando si esperimenta l’utilità dell’uso di questi mezzi di comunicazione che tecnologicamente troviamo nella vita quotidiana e che cambiano di giorno in giorno le nostre relazioni. La vita cristiana che si vive in Chiesa ci propone sempre una testimonianza di fede per attirare le persone a Cristo. Ora, questa dimensione fisica non basta solo, occorre fare un altro passo promuovendo l’incontro per la pastorale digitale e approfondire la nostra maniera di comunicare.

Pastorale digitale con Papa Giovanni Paolo II

Pastorale digitale

La pastorale digitale è dunque molto importante per una comunicazione efficacia della Chiesa oggi. Nell’epoca che è la nostra, si può rimanere fisicamente con i parrocchiani e rivolgersi alle persone lontane con la pastorale digitale. Come già lo intendeva il santo Papa Giovanni Paulo II nel suo messaggio sulla comunicazione sociale nel 1996.

 

…con Papa Benedetto XVI

Pastorale digitale 1Nella stessa linea, troviamo l’incoraggiamento del Pontefice emerito il santo Padre Benedetto XVI, quando si esprimeva nel 2013: “Lo sviluppo delle reti sociali richiede impegno: le persone sono coinvolte nel costruire relazioni e trovare amicizia, nel cercare risposte alle loro domande, nel divertirsi, ma anche nell’essere stimolati intellettualmente e nel condividere competenze e conoscenze.

network diventano così, sempre di più, parte del tessuto stesso della società in quanto uniscono le persone sulla base di questi bisogni fondamentali. Le reti sociali sono dunque alimentate da aspirazioni radicate nel cuore dell’uomo”[1].

… con Papa Francesco

In conclusione, impegnandoci su questa via, possiamo fare nostro il cammino tracciato da Papa Francesco. Quello di continuare a sfruttare la dimensione dei tre verbi cioè andare, vedere[2] ciò che si vive nel campo digitale. E potere ascoltare con il cuore[3] le persone bisognose.

Pastorale digitale 3

[1] Benedetto XVI, Messaggio per la 47ma giornata delle comunicazioni sociali “Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”, Rome il 12 maggio 2013.

[2] Cf. Francesco, Messaggio per la 55ma giornata mondiale delle comunicazioni sociali “Vieni et vedi” (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono, Roma, il 23 gennaio 2021.

[3] Cf. Francesco, Messaggio per la 56ma giornata mondiale delle comunicazioni sociali “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, Roma, il 24 gennaio 2022.

Diritti d’autore: L’immagine in evidenza è il risultato di una elaborazione grafica, su immagine diffusa gratuitamente in Rete. Utilizzo senza fini di lucro, con finalità didattiche. L’eventuale utilizzatore è tenuto a mettere in calce a ciascuna pagina in cui è pubblicata quanto segue: “Immagine diffusa gratuitamente in rete e pubblicata su: https://www.officeautomation.soiel.it/nasce-la-community-digitale-di-sps-italia; elaborata graficamente e resa disponibile gratuitamente su: https://www.diocesilazio.it/visione-di-insieme-sulla-utilita-della-pastorale-digitale. Tutti i tre immagini di questo articolo rispettano anche questo criterio




Testimoni e Profeti; Missionari della Consolata a San Giulio 2021

Introduzione

Quest’articolo è stato ispirato dal tema del mese missionario di questo anno; Testimoni e Profeti. Essendo chiamati ad essere missionari e religiosi siamo allo stesso tempo chiamati a essere Testimoni e Profeti. Perciò, per la prima volta, quando ho sentito questo tema, mi ha colpito. Questo, fortunatamente, non è un richiamo valido soltanto per i preti, i religiosi, ma per tutti noi fedeli in Cristo. Sappiamo bene che nel Battesimo, fondamento di tutta la vita cristiana, siamo diventati sacerdoti, profeti e re[1]. Dunque, cerchiamo di essere veri testimoni e profeti del Signore Gesù Cristo.

Chi sono i Seminaristi Missionari della Consolata 

Padre Clemente e Padre Nicholas a San Giulio 2021
Padre Clemente e Padre Nicholas durante la Missa Missionaria

Il Seminario Teologico Internazionale di via della Consolata (a Bravetta) è una comunità religiosa, una casa di formazione dei Missionari della Consolata (Istituto Missioni Consolata) in Italia. Attingo del sito del nostro Istituto ‘Chi siamo’ e mi domando: il nostro Padre Fondatore come avrebbe risposto?

Sono una famiglia di persone, sacerdoti e laici, che si impegnano a portare il Vangelo nel mondo. Ma anzitutto, non sono un’organizzazione, un istituto, un collegio, bensì una famiglia. Le difficoltà che incontra chi si impegna per il Vangelo e per l’aiuto dei fratelli nelle situazioni più difficili e di frontiera, richiedono che egli abbia dei fratelli che lo aiutino, lo sostengano, lo incoraggino.

I missionari della Consolata sono dei consacrati: si dedicano alla Missione in modo totale. Sono proiettati oltre i propri confini territoriali di paese, nazione, parrocchia, diocesi. Hanno Maria, Madre di Gesù, come ispiratrice e Madre. Come Maria, che venerano con il titolo di Consolata, vogliono portare al mondo la vera Consolazione, che è Gesù, il Vangelo e insieme: la vicinanza agli emarginati, il conforto agli afflitti, la cura dei malati, l’elevazione umana, la difesa dei diritti umani, la promozione della giustizia e della pace.[2]

I Missionari della Consolata alla Parrocchia di San Giulio

Il Seminario Teologico Internazionale dei Missionari della Consolata collabora con la Parrocchia di San Giulio nell’ambito della pastorale e dell’animazione missionaria. I seminaristi della casa di formazione vengono destinati, ogni anno, a questa accogliente parrocchia per motivi di crescita in ambito pastorale. Non posso dire da quanto tempo stiamo collaborando con la parrocchia; però sono sicuro che questa collaborazione esiste da un bel po’.

Tra i Missionari della Consolata che conosco, e che hanno lavorato in questa parrocchia, ricordo Padre Felix, che adesso è il segretario della regione Europa, a Milano, e Padre Matteo destinato alla nostra parrocchia di Galatina. Entrambi sono stati ordinati diaconi nella chiesa di questa parrocchia il giorno dell’Immacolata del 2019. In parrocchia hanno anche collaborato alcuni seminaristi. Al momento ci sono i seminaristi Lucien Sakimato dal R.D. del Congo e Tumusime Yowasi dall’Uganda.

I seminaristi dei Missionari della Consolata mandati in questa accogliente comunità per collaborare nelle attività pastorali vi si impegnano per tutto l’anno, collaborando nelle celebrazioni eucaristiche domenicali, nel catechismo e nell’animazione giovanile. Tutta la comunità formativa di Bravetta viene coinvolta spesso nell’animazione della Messa Missionaria di ottobre e in qualche attività natalizia, come ad esempio, nel presepe vivente.

Mi ricordo che siamo stati coinvolti ancora quando Papa Francesco ha presieduto la dedicazione della nuova chiesa il 7 aprile 2019. Va notato che dei gruppi di fedeli sono venuti a visitare la nostra comunità di formazione parecchie volte negli anni passati. Sono stati momenti di gioia e di fratellanza. La nostra amicizia è dunque notevole.

Mese Missionario e Animazione

Il tema del mese missionario di quest’anno Testimoni e Profeti è stato molto significativo. Come ho accennato all’inizio, queste sono parole che fanno ricordare l’impegno di ognuno di noi nella Chiesa. Durante la veglia missionaria alla Basilica di San Giovanni in Laterano, il 21 Ottobre 2021, mentre si raccontavano le testimonianze sulla missione risuonava il canto degli umili “Non potrò tacere, mio Signore, i benefici del tuo amore”. È stata per me una serata di ringraziamento è di ispirazione, stimolati dal richiamo di essere buoni testimoni e profeti.

Il coro durante la Missa: I Seminaristi della Consolata Bravetta e alcuni Musicisti della Parrocchia.
Il coro durante la Missa: I Seminaristi della Consolata Bravetta e alcuni Musicisti della Parrocchia.

Grazie all’invito della comunità cristiana di San Giulio, abbiamo avuto la possibilità di animare una Messa Missionaria per ancora un’altra volta questo anno. Il coro era un insieme delle diverse culture del seminario e dei bravi musicisti della Parrocchia. I fedeli hanno partecipato con gioia alla celebrazione eucaristica presieduta da Padre Clement dei Missionari della Consolata e concelebrata da Padre Giovanni e Padre Nicholas, rettore del Seminario Internazionale.

La Testimonianza di Padre Clement

La sua attraente testimonianza missionaria; [3] è originario del Kenya, ha studiato teologia in Colombia, ha lavorato per sette anni in Corea e ha ottenuto recentemente una licenza in Teologia Pastorale e Mobilità Umana presso la Pontificia Università Urbaniana. Vediamo ciò che ha condiviso. Ha parlato della sua esperienza missionaria e cammino vocazionale; nella sua famiglia numerosa ha avuto il primo contatto con la fede cristiana. Fece parte dei chiericati e poi del gruppo giovanile della sua parrocchia.

Padre Clement Missionario della Consolata durante la sua condivisione missionaria.
Padre Clement Missionario della Consolata durante la sua condivisione missionaria.

Ha iniziato il suo cammino vocazionale in diocesi, ma si è accorto che non c’era bisogno di sacerdoti solo nella sua diocesi, ma nel mondo intero. In parole sue: “andare al di là dei confini della diocesi”. Ha iniziato, poi, il cammino vocazionale con i Missionari della Consolata nel 1999. Dopo gli studi della filosofia a Nairobi e il Noviziato, fu mandato in Colombia dove studiò teologia e fece i voti perpetui nel 2010, a Bogotà.

Ha iniziato a vivere l’universalità della Chiesa in Colombia perché la cultura di quella nazione, in tutte le sfere, non era come quella del Kenya. La diversità nel continente nuovo gli fece comprendere la novità del posto, coinvolgendolo in diverse esperienze della pastorale. Per lui è stato un arricchimento essere presente in posti fuori dalla città e in alcuni momenti muoversi con la barca o a cavallo perché non c’erano strade, ma fiumi o sentieri. Svolse anche attività di pastorale giovanile in Ecuador dove fu ordinato diacono nel 2010.

Tutto questo gli ha fatto conoscere e, di più, capire le diversità dell’umanità, ma unita in una comune fede, tutti figli e figlie di Dio. Le esperienze lo hanno fatto essere un vero Missionario della Consolata, conoscere meglio la sua chiamata e il servizio degli altri. Dopo l’ordinazione sacerdotale fu destinato alla Corea del Sud dove la missione è essenzialmente il dialogo inter-religioso e l’animazione missionaria. Il suo impegno fu quello di avvicinare e lavorare con gli immigrati, dai quali ha imparato la pazienza non soltanto con gli altri, ma soprattutto con se stesso, e a saper apprezzare e valorizzare gli altri.

Una frase che mi colpì di più nella sua condivisione fu questa. Disse che per diventare prete o un sacerdote missionario ci vogliono due ordinazioni, ma per diventarlo ed esserlo per davvero ci vuole un processo di tanti anni, fatto di umiltà e servizio e seguendo il profeta per eccellenza, Gesù Cristo. Nella vita missionaria, come in quella della famiglia, vediamo che le motivazioni, che non vengono fortificate, muoiono.

Chiede che, come i missionari e le missionarie, tutti noi sappiamo accogliere le novità che la vita ci offre e la grazia di non trascurare il dono che Dio ci ha dato. Il Missionario della Consolata  alla fine della condivisione ha promesso che nelle sue preghiere ricorderà tutti coloro che si donano per la collaborazione al servizio di Dio e dei fratelli nella Chiesa.

Conclusione

La Santa Messa Missionaria celebrata nella parrocchia di San Giulio ci è sembrata la forma migliore di onorare tanti missionari e missionarie che nel mondo hanno dato e stanno dando la loro vita per il Regno di Dio e il bene dei fratelli. Allo stesso tempo crediamo sia stato un momento opportuno di crescita cristiana e missionaria per tutta la comunità della parrocchia.

Un momento per capire e vivere meglio che tutti, ma proprio tutti, nella Chiesa siamo Testimoni e Profeti nella quotidianità della famiglia e del lavoro. Da parte nostra, del seminario teologico di Bravetta un grande grazie per l’invito al parroco, ai sacerdoti della parrocchia e a tutti i fedeli. Con un arrivederci per altre celebrazioni. Dio ci benedica tutti.

Note

1. CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (1241) in https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p2s2c1a1_it.htm

2. Chi sono I Missionari Della Consolata in https://www.consolata.org/new/index.php/chi-siamo-2

3. Missa Missionaria su Facebook Live in https://www.facebook.com/imcbravetta/videos/334489111822840

Immagini allegate sono di proprietà proprio e di uso senza lucro

 

Tumusime Yowasi

Seminarista, Bravetta

tumusiimejoas@gmail.com